
Da La Sicilia del 16 Aprile 2025
Un secolo di vita ad Adrano
Il saggio. Il volume di Nunzio Dell’Erba ricostruisce la storia della cittadina dal 1861 al 1961 «Personaggi, vicende sociali e per la prima volta documenti inediti sul Fascismo locale»
Ha discusso la sua tesi di Laurea con Noberto Bobbio e a Torino la sua carriera accademica, può dirsi irripetibile: è l’adranita Nunzio Dell’Erba, che produsse anche opere di successo, fino all’ultima pubblicata per Alzani, che richiama l’amore territoriale, dal titolo “Storia di Adrano 1861-1961”. Lo abbiamo incontrato con l’inevitabile esordio: perché ha scritto un libro su Adrano? «Il motivo è duplice, sia per interesse storico che per un legame affettivo, essendo originario della cittadina etnea in cui sono vissuto per i primi ventidue anni della mia vita». Si tratta pertanto di un viaggio nella sua vita… «Certamente! Un viaggio culturale che affonda le sue radici nelle esperienze politiche della mia giovinezza e nel doloroso distacco dai luoghi che mi hanno visto crescere e mi hanno formato nell’amore per la propria terra, per l’attaccamento alla famiglia e alle amicizie». Quanto le è mancata la sua terra? «Molto! Avendo scelto nel lontano 1972 di trasferirmi a Torino, dopo avere frequentato i primi due anni di università nell’Ateneo catanese, ho sempre vissuto tra nostalgia e desiderio di ritornare nel mio Paese natio, finché con il mio pensionamento ho visto sfumare questa decisione per motivi familiari (ho una figlia che frequenta ancora il Liceo) e per motivi pratici dovuti al mio ricco patrimonio librario».
Come mai ha ritardato a pubblicare questo libro? «L’impossibilità di consultare gli archivi lontani dalla mia abituale residenza, soprattutto quelli di Catania e di Palermo che conservano la documentazione su Adrano, sono il motivo primario. L’interesse verso Adrano è stato circoscritto ad una prerogativa di cultori di storia locale. Come specifico meglio nel libro, gli storici sono stati più attratti dall’antica Hadranon che verso la storia contemporanea, che ci permette di riflettere sulle tradizioni religiose e di comprendere meglio le questioni socio-economiche, più legate all’attualità di quanto possano credere i cultori di «storia patria». Nonostante la massiccia emigrazione che ha investito la società di Adrano nel corso del Novecento, l’importanza della cittadina etnea assume una valenza maggiore oggi per la complessità delle questioni sociali, che si ripercuotono sulla popolazione e condizionano la vita di numerosi giovani». Veniamo al libro: anticiperebbe qualcosa? «I due estremi cronologici 1861-1961 appaiono congeniali alla descrizione della storia di Adrano per la cospicua mole di documenti sui personaggi vissuti durante un secolo di vita politica unitaria. Il periodo è letto in un intreccio temporale di lunga durata per studiare le trasformazioni avvenute nel corso di un secolo di storia, denso di vicende politiche che si intrecciano alla realtà nazionale con aspetti spesso di originalità. Per la prima volta sono presentati documenti inediti sul Fascismo locale, reperiti nell’Archivio di Stato di Roma. Oltre ad altri documenti che, per vicissitudini varie, si sono dispersi in mille rivoli come l’opuscolo sulla bandiera, conservato nella biblioteca statale di Padova oppure il manifesto valdese sui cattolici esistente solo a Torre Pellice». Cosa consiglierebbe a chi vuole visitare Adrano? «Di recarsi per la domenica di Pasqua, perché è possibile assistere al rito della «Diavolata», una manifestazione religiosa in gergo denominata «I Diavulazzi di Pasqua». La cittadina etnea presenta un patrimonio artistico rilevante per la raccolta preziosa di reperti archeologici, di statuine in bronzo come l’«Efebo di Adrano», di monete e di manufatti artigianali, visibile presso il Castello Normanno. Oggi è sede di un Museo voluto da Salvatore Petronio Russo, di cui si parla nel libro, ma la grandiosità dell’edificio è unica in tutta la provincia di Catania. Ad esso possono essere aggiunti il Monastero di Santa Lucia, eretto nel lontano 1516 e risalente ad alcuni secoli prima, ma anche la Villa comunale, la Pineta e le numerose chiese che presentano opere d’arte uniche al mondo.»