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Spesso, invece di agire noi reagiamo (Il Venerdì di Francesco Das Atmananda)

19 Giugno 2015 - Il Venerdì

evacontroeva

Una mattina, il condottiero mongolo Gengis Khan ed il suo seguito andarono a caccia.
Mentre i suoi compagni avevano portato arco e freccia, Gengis Khan aveva sul braccio il suo falcone prediletto, che era migliore e più preciso di qualunque freccia, perché poteva librarsi nel cielo e vedere tutto ciò che un essere umano non può vedere.
Tuttavia, nonostante il grande entusiasmo del gruppo, non riuscirono a trovare nulla.
Deluso, Gengis Khan fece ritorno all’accampamento, ma, per evitare di scaricare la sua frustrazione sui compagni, si separò dalla comitiva e decise di proseguire da solo. Erano rimasti nella foresta più di quanto fosse previsto, e Khan stava morendo di stanchezza e di sete.

 A causa della calura estiva i ruscelli erano in secca , e non riuscì a trovare nulla da bere finché – miracolo! – scorse un filo d’acqua sgorgare da una roccia di fronte a lui.
Immediatamente si tolse il falcone dal braccio , afferrò il piccolo boccale d’argento che portava sempre con sé, lo riempì con grande pazienza ma, mentre stava per portarselo alle labbra, il falcone spiccò il volo e gli strappò di mano il bicchiere , facendolo cadere lontano.

Gengis Khan si infuriò, ma l’animale era il suo favorito, e pensò che forse anche lui avesse sete.
Raccolse il calice, tolse la polvere e tornò a riempirlo.
Quando fu pieno a metà, il falcone attaccò nuovamente, rovesciando il liquido.
Gengis Khan adorava il suo animale, ma sapeva anche che non doveva lasciarsi mancare di rispetto in nessuna circostanza, poiché qualcuno poteva assistere alla scena da lontano e in seguito riferire ai guerrieri che il grande conquistatore era incapace di dominare un semplice uccello.

Quindi sguainò la spada, prese il calice, e ricominciò a riempirlo, osservando il falcone con la cosa dell’occhio.
Appena ebbe acqua a sufficienza, si apprestò a berla, ma ancora una volta il falcone si alzò in volo e si diresse verso di lui.
Khan, con un solo fendente, gli trapassò il petto.

Intanto, il filo d’acqua si era esaurito. Deciso a bere ad ogni costo, scalò la roccia alla ricerca della sorgente.
Con sua sorpresa, trovò una pozza d’acqua con nel mezzo, morto, uno dei serpenti più velenosi della regione: se avesse bevuto l’acqua, Khan non sarebbe più stato nel mondo dei vivi.

Fece ritorno all’accampamento, tenendo tra le braccia il falcone morto.
Ordinò una riproduzione in oro dell’uccello, e su una delle ali incise questa frase:
“Anche quando un amico fa qualcosa che non ti piace, egli continua ad essere un tuo amico.”
Sull’altra ala fece scrivere:
“Qualunque azione motivata dal furore, è un azione condannata al fallimento.”

Considerazioni personali:

Questa storia è pregna di insegnamenti e di lezioni di vita.

Spesso, molto spesso, invece di agire noi reagiamo.

La reazione è il comportamento dell’uomo che risponde di pancia. E’ colui che si comporta sempre allo stesso modo di fronte allo stesso tipo di evento. Costui non si chiede mai se valga la pena o no di uscire fuori dagli schemi fino a quel momento adottati. Egli esegue e basta quell’input che proviene dal cervello basso, quello della pancia. In questo modo viene ad essere privato del libero arbitrio e della capacità di discernimento tipica dell’uomo libero e realizzato.

Il pentimento successivo, come ha fatto Gengis Khan, vale poco. Magari serve a non ripetere più lo stesso errore, ma il danno fatto ormai non si può più riparare. Il falco non poteva certo resuscitare attraverso il pentimento. Quindi attenzione alle nostre azioni e alle nostre parole…esse sono come frecce scoccate da un arco, non possono più tornare indietro. Poi sarà il karma ad entrare in azione…

Invece colui che agisce è una persona libera da condizionamenti e schemi. Quando si agisce si ha la capacità di valutare, di volta in volta, il comportamento da tenere di fronte ad un accadimento dello stesso tipo. Costui è una persona altamente evoluta, che ha lavorato su di se smussando gli angoli riuscendo a lasciarsi alle spalle tutti i preconcetti in relazione alle sue esigenze di sviluppo spirituale. Attraverso l’azione si riesce a compiere delle scelte nel QUI E ORA.

In qualsiasi accadimento della vita abbiamo tre possibilità di risposta:
1 – di pancia
2 – di cuore
3 – di testa

Nel primo caso siamo inevitabilmente destinati al fallimento. Il “cervello di pancia” è quello animale e come tale reagisce d’istinto.

Nel secondo caso, la compassione e l’amore ci impediscono di reagire in maniera sconsiderata.

Nel terzo caso, una mente chiara, centrata ed equilibrata ci permette di andare oltre le apparenze facendoci comprendere il significato profondo degli accadimenti.

Quando il cuore e la mente lavorano insieme, le scelte saranno sempre in sintonia con le Leggi Universali Divine.

Un abbraccio di Luce e Pace per tutti
e buon fine settimana con Amore
Francesco Das Atmananda
( con Giuseppe Bufalo )

Per quanto una situazione sia disperata, c’è sempre una possibilità di soluzione. Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità. (H. Murakami)

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