Da Siciliaunonews del 7 gennaio 2022
Salvatore Massimo Fazio Il tornello dei dileggi Arkadia editore, 2021
A cura di Marilena La Rosa e Gabriella Sardo
Il romanzo di Salvatore Massimo Fazio, Il tornello dei dileggi, riesce, in sole 100 pagine, a stupire e a disorientare il lettore con le sue atmosfere oniriche, travolgendolo in un vortice di emozioni discordanti e di situazioni incalzanti che lasciano interdetti fino all’ultima scena, in cui lo spettatore della “rappresentazione bidimensionale” si riconcilia con la storia. La scrittura di Salvatore Massimo Fazio procede per quadri, in un avvicendarsi di figure che ruotano intorno a Paolo e Adriana. Paolo è un personaggio pubblico, uno scrittore e “consulente filosofico” presente nei salotti culturali, con posizioni a volte provocatorie e polemiche, a volte concilianti. Adriana è una figura diafana, eterea, che si materializza nei luoghi in cui si trova Paolo. La loro storia, nata dalle ceneri della lunga relazione tra Paolo e Giovanna, si colora presto delle tinte accese della passione, ma procede in modo altalenante, tra dubbi e reticenze. Molte le città attraversate dalle dinamiche del racconto: Catania, Milano, Madrid, Palermo, Torino.
Ciò che più di tutto colpisce è certamente l’originalità della struttura narrativa: il romanzo procede per “asindeti”, giustapposizioni di situazioni apparentemente slegate, con un linguaggio sperimentale e giocoso che alterna periodi molto brevi – con una sintassi semplice e paratattica – a periodi più articolati, in linea con la complessità del contenuto. A volte la lingua si fa tagliente, incisiva, altre avvolgente e fluttuante. Altre ancora segue docile il flusso di coscienza, spesso nella forma della climax ascendente. E poi squarci larghi, poetici, che inducono il lettore a una pausa e alla riflessione: La vita è bella e se il bello arriva, lo devi prendere e nonostante le difficoltà, che poi sono sempre noie cerebrali, devi alzarti, correre e raggiungere quello che Si può coincidere con te. E devi stare bene. Perché ci sono amore, tenerezza, focosità, eros, mondo e intimità. E tutto non è miele colato, ma stato di gioia che contrasta e ferma ogni stupida incomprensione e ogni idiota pregiudizio. Non ti aspetti mai e poi mai che una cosa si realizzi, che una sorpresa ti colga improvvisamente perché se ti fissa su una idea malata, quella diventa tale. Come la mafia, più la citi più le dai notorietà e valore. E invece no, Non devi fissarti sul brutto e non devi esasperarti. Fazio sembra così voler reintrodurre nella sua prosa la tecnica dello spudaiogeloion, il connubio e l’alternanza di vari registri stilistici. Il titolo del romanzo, nato – come spiega l’autore in un’intervista – parafrasando quello di un surreale talk show letterario, un format di qualche anno fa tra il serio e il faceto, tra divertissement e provocazioni, diventa metafora della vita, in cui il dileggio (lo scherno) è la chiave di lettura della realtà. La critica ai talk show televisivi – dove ognuno ha la possibilità di esprimere la propria opinione, anche priva di fondamento, purché capace di sollevare polemiche e di alzare l’audience; dove le urla che sovrastano chi parla diventano protagoniste di confronti poco civili – diventa critica ai media che si prestano a dar voce a chiunque sia capace di prendersi il proprio spazio. Un ruolo importante hanno anche il tifo calcistico (per la Roma, nella fattispecie) e la musica (vengono citati diversi gruppi, tra i quali i Baustelle). Un laboratorio di scrittura, quindi, in cui si fa sentire forte l’esperienza del filosofo, del saggista, del giornalista, del pittore e quant’altro, un’opera che non metterà certamente tutti d’accordo ma che farà parlare di sé.
Biografia