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SMF per VIVERE – «La luce dopo il trauma» intervista a Francesco Musolino

10 Ottobre 2019 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, ESCLUSIVA!, Interviste
SMF per VIVERE – «La luce dopo il trauma» intervista a Francesco Musolino

Da Vivere de La Sicilia del 10 ottobre 2019

«La luce dopo il trauma»
Il giornalista e scrittore messinese è l’autore di L’attimo prima (Rizzoli), un romanzo che invita a reagire dopo la caduta:
«Le battute d’arresto – dice – ci invitano a ricominciare per scoprirci più forti» 

di Salvatore Massimo Fazio

 E alla fine, forse il cibo è alla base di tutto”. Nel frontespizio dopo la dedica al proprio padre il giornalista messinese Francesco Musolino, pone questa citazione di Anthony Bourdain, per accogliere il lettore in un romanzo che invita a reagire. Al chiedergli che tipo di romanzo è “L’attimo prima”, (Rizzoli), che in pochi giorni ha bruciato tutte le copie ed è andato in ristampa, non ha dubbi: «È un romanzo di formazione dove Lorenzo, il protagonista, cresciuto sotto un tavolo del ristorante dei genitori tra gli odori dei cibi, ha il proprio futuro pianificato: l’accademia di cucina italiana di Milano, ma l’attimo prima che questo si realizzi tutto svanisce».

Dunque una vita organizzata a non iniziarla? «Accade in una domenica di settembre, perché muore suo padre all’improvviso». Scorrendo il tuo libro, incontriamo questo evento già accaduto… «Sì. Per due motivi: non volevo che fosse un romanzo di caduta ma di risalita, come un giovane affronta il continuum della sua vita senza più la protezione del padre; secondariamente perché emerge la Sicilia in cui cresce, a Messina nello specifico, che gli farà fare i conti col passato». Come è nata l’idea di romanzare un argomento così importante? «C’è l’incipit autobiografico: è successo a me, ho rivisto le mie emozioni, ho inventato il tutto. Del resto, ogni volta che cucina mia madre, le chiedo cosa sarebbe successo se avessimo aperto un ristorante». E cosa vuol dire questo? «L’importanza degli odori e dei sapori in diversi momenti della vita. Nel momento in cui muore il padre, Lorenzo sceglierà dei cibi dal sapore insipido per definire quella fase di stallo anche nel gusto». Quando lo hai scritto e quando hai deciso la pubblicazione? «Mi sono preso molto tempo prima di proporlo. C’era questa base familiare e non volevo non essere delicato coi sentimenti familiari. Ma anche l’importanza dell’argomento, per il ritorno alla “luce”, dopo un trauma che rischia di deprimerti».

Filantropia verso la ripresa? «La possibilità di risalita quando un lutto ci mette davanti la realtà: siamo tutti frangibili, cadiamo, le cose succedono, lo sappiamo ma siamo impreparati. Diverse le battute d’arresto: la morte di un caro, la perdita di un lavoro, di un amore o il cambio di una città. Siamo costretti a ricominciare: se ne prendiamo coscienza, troveremo la forza per rimettere in ordine i cocci del nostro cuore e lì capiremo che siamo più forti di ciò che crediamo, proprio perché accettiamo ciò che è». Un invito a capire che dentro noi c’è un frame del tuo Lorenzo: reagire dalla caduta che sfiora il confine patologico depressivo? «Lorenzo si immobilizza, la vita perfetta sparisce. Scoprirà in un secondo momento come reagire, grazie al suo amico Salvatore, che gli manderà delle fotografie delle case delle diverse città che visita. Questo, devo rivelarti che lo faccio anche io, guardo le case di altri luoghi, ne fotografo scorci che mi permettono di immaginare una vita diversa».

È una esperienza cruda la perdita, la metabolizzazione e l’avvio verso il continuum narrato da Francesco Musolino, è qualcosa di difficile, che con questo bel libro può dare spinte emozionali per riappropriarsi del sogno che crolla con la dipartita di chi te lo ha fatto conoscere. Un romanzo di conforto e di introspezione socio- psicologica, ma anche di scuotimento e che urla: “rialzati e onora proseguendo quello che avevi iniziato anche se l’altro non c’è più!” Plauso al non più soltanto giornalista, ma anche scrittore siciliano.

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