Su Vivere de la Sicilia del 25 luglio 2019
Nonseum è un museo austriaco che raccoglie tutte le invenzioni inutili, ma che funzionano perfettamente, «come i miei racconti – incalza Fausto Pirrello-, o almeno così mi piace pensare». Il giovane scrittore ha incrociato l’inutilità della perfezione con l’ironia che lo contraddistingue, giungendo ad una pubblicazione con il gruppo AlterEgo che lo ha proposto per l’editrice Scatole Parlanti. L’autore, al suo esordio assoluto nel romanzo, racconta: «Ho assistito alla presentazione di un loro autore qui a Catania. La sera ho mandato loro i miei racconti. Ricordo ancora quando lessi la mail di risposta in cui mi dicevano che avevano intenzione di pubblicarmi. È stato molto bello.»
Catanese, classe ’91, divertente esistenzialista: «Nel ’92 già mi ero pentito di esser nato, ma ormai era troppo tardi». Studia nel tentativo di entrare nel mondo editoriale a pieno titolo:«Speriamo sia come uno di quei casi in cui spingi la porta su cui c’è scritto “tirare”»;vanta già stage di qualità e interesse non indifferenti presso ilSofà delle Muse, unica libreria indipendente a Sant’Agata Li Battiati (provincia a pochi km da Catania), e presso ilSaggiatoreprestigiosa editrice indipendente con sede a Milano.
Da Cartesio con il suo Metodoideale, al tuo Nonseum: novità della ricerca o scoperta sovversiva?
«Spesso, partendo da un assunto assurdo, mi sono trovato ad immaginare uno sviluppo che seguisse un percorso sociologico.I miei personaggi, spesso marginali e emarginati, si trovano accerchiati da queste mura surreali. Che poi, nella maggior parte dei casi, queste mure siano nelle loro menti, è un fattore che rientra nella categoria (colpevolmente sottovalutata) dei dettagli.»
Hai un legame quasi morboso con il libro, come mai hai deciso di proporti così tardi?
«Eccezion fatta per qualche racconto pubblicato in qualche antologia, questo è il mio esordio letterario. Lo stimolo è arrivato adesso. Comunque ho già ricevuto un’ordinanza restrittiva, e non posso più stare a meno di 100 metri da un libro (sorridiamo).»
Il tuo stile: citazioni velate che non si colgono subito, una scelta?
«Quasi l’intero libro ha questo telaio di ispirazioni attinte anche da alti. Numerose sono le citazioni evidenti, ma altrettante sono quelle che magari posso cogliere solo io. Anche l’apparato visivo è molto sensibile alle influenze.»
Dunque diversi gli autori prediletti…
«Tuttora, mi piace più leggere che scrivere: Cervantes, Saramago, Benni, McCarthy, Marquez, Landolfi, Manganelli, Steinbeck, Adams, Eco. A loro cerco di rubacchiare sempre qualcosina. Fallendo miseramente.»
Un volume che tratta, attraverso l’ispirazione prima del Nonseum austriaco, diverse tematiche: come le hai intersecate?
«Ci sono moltiargomenti, fatico a rispondere.
A volte, è venuto tutto da un modo diverso di vedere una cosa che avevo sempre dato per assodata.»
Giungiamo alla domanda di default nelle interviste che faccio: perché e per chi lo hai scritto?
«L’ho scritto perché ne avevo lo stimolo. Avvertivo questa urgenza interiore, questo qualcosa che da dentro spingeva per uscire. Ho trovato quindi fisiologico liberarmi e dare alla carta il compito di assorbire il tutto.Per chi mi chiedi?Direi per nessuno. Forse per me.»
Nonostante sia il debutto, già vanti delle onorificenze: come ci si sente?
«Ho vinto i concorsi letterari a cui ho partecipato. Tutto a livello molto amatoriale, ma è stato fondamentale perché erano i miei primi passi ed è stato corroborante ricevere dei riconoscimenti».