Da SicilyMag del 7 gennaio 2021
Rubina Mendola e quel momento del “come se”, tanto caro ad Arbasino.
LIBRI E FUMETTI L’autrice palermitana, lucchese d’adozione, è uscita nelle librerie con “Un’estate come se”, pubblicato da Edizioni Smasher di Barcellona Pozzo di Gotto, un chiaro omaggio ad Alberto Arbasino di cui l’autrice è cultrice, arbasiniano già nella sua “natura” ibrida, fatta di saggio e di “romanzo critico”: «Il mio libro non “nasce”, ma è il passaggio ulteriore di un processo critico in atto, preesistente, come tentativo di proseguire la ricerca critica e letteraria di Arbasino»
«Il mio libro non “nasce”, ma è il passaggio ulteriore di un processo critico in atto, preesistente, come tentativo di proseguire la ricerca critica e letteraria di Arbasino (Alberto, nda). La dedica allo stesso, arriva direttamente dal progetto di condurre qui, al presente, gli esiti critici e intellettuali del suo lavoro, mettendoli a contatto anche con le cose dell’oggi». Così si presenta Rubina Mendola, siciliana di Palermo, e adottata da un’altra “splendida cornice”, a pochi passi dalla Garfagnana, nei pressi di Lucca.
Laurea in filosofia, una gavetta impressionante con le maggiori testate giornalistiche, tangibili e digitali, italiane, Rubina Mendola è uscita nelle librerie con “Un’estate come se”, pubblicato da Edizioni Smasher di Barcellona Pozzo di Gotto, una delle più attente realtà indipendenti della Sicilia. Il libro è un omaggio, un riconoscimento e una riconoscenza ad Alberto Arbasino, di cui l’autrice è cultrice, tra i fondatori del Gruppo 63, gruppo nato da “stanchi” cultori dell’essenza del bello e della particolarità, troppo assente di animus nei romanzi di quei tempi. Ricordiamo Arbasino anche come l’intellettuale che si scostò da quel fenomeno che ad oggi è ripetuto quasi a cadenza mensile che è la giornata dell’onore, o pride, per ogni qualsivoglia necessità di distruggere e abbattere il muro delle divergenze inesistenti. Indimenticabile fu la sua presa di posizione, da omosessuale dichiarato, contro il gay pride di un ventennio fa perché lo riteneva troppo esasperato e poco incline a richiedere quei cambiamenti necessari che livellino l’essere umano, gettato – come nel desein heideggeriano? No! – nel mondo a non ‘giullereggiare’. (Clicca qui per continuare a leggere l’articolo)