Da Sicilymag del 12 agosto 2019
Rinasce la Libreria Prampolini: «Aggregazione e confronto saranno le carte vincenti»
Non è il primo tentativo di rilancio della storica libreria catanese nata nel 1894. Adesso, però, le sorelle Maria Carmela e Angelica Sciacca della libreria Vicolo Stretto hanno messo nero su bianco un progetto imrenditoriale oltre che culturale. Maria Carmela: «La Prampolini ha scuole e Università vicine, dialogherà molto con i giovani». Domenica 15 settembre l’inaugurazione
È successo ancora una volta 5 anni fa. Era il 2014 quando una nuova società a responsabilità limitata, la Libreria Prampolini srl rilevò la libreria Prampolini di Via Vittorio Emanuele II, 333 a Catania. A capo di quella società, denominata come la stessa storica libreria catanese, vi erano professionisti e intellettuali, di diverse estrazioni e matrici. Fu un fallimento, però, quel tentativo,di salvare la libreria, il nome più antico dell’editoria della città alle pendici dell’Etna, certamente non il primo insuccesso della lunga storia della libreria.
La storica insegna della libreria Prampolini di Catania
La storia fino ad oggi
La storia ci riporta a Romeo Prampolini, erede dell’ufficiale di cavalleria Giuseppe Prampolini (la famiglia Prampolini aveva radici in Emilia) che fu un editore che si contraddistinse in Sicilia e in tutta Italia per essere uno dei primi a trattare di editoria erotica. Aprendo il giorno di Santa Lucia del 1894 la prima libreria e legatoria denominata “Tirelli” nel capoluogo etneo, la Libreria Prampolini visse gli anni più floridi della sua vita. La passione di Romeo lo spinse così oltre da affermare la home-cult-library a Catania da ciò che aveva ereditato. Quella strada, Via Vittorio Emanuele II, al numero 333, che era una filiale del cuore storico della città, brillava di cultura.Alla morte di Romeo, siamo nel 1974, nessun erede diretto poté continuare la straordinaria storia che scrisse prima il padre e poi lo stesso Romeo, perché quest’ultimo non ebbe prole. Catania grazie anche a quella che a tutt’oggi è la prima e più antica libreria della città, si presentava come una città fiore all’occhiello del riscatto del Sud, e la caduta del Prampolini fu un colpo duro, tant’è che la libreria rimase in una fase di stallo e chiusura, per 20 anni esatti, con volumi che risalgono ad anni precedenti al 1894, impolverati e forse alcuni distrutti dall’umidità tipica della città.
Un altro editore, nel 1994, rilevò la libreria, ma i risultati non furono positivi. Bisognerà aspettare fino al 2005 anno in cui subentrano, sotto forma di società, un gruppo di amici, più che altro di area dell’insegnamento, ma anche facoltosi professionisti e imprenditori, che puntarono a rilanciare quello che è ancora oggi il nome più importante delle librerie siciliane. Esito: altro fallimento. All’ennesimo insuccesso, quello del 2014 citato in alto, sembrava quasi ci fosse una maledizione. Tutti erano impegnati a rinfrescare i locali e a rilanciare il nome più antico della città, ma nessuno che riuscì nell’intento, nonostante tentativi furono fatti nell’ultimo quinquennio, coinvolgendo artisti del calibro di Vinicio Capossela, Francesco Cusa, fotografi d’oltre oceano con le loro opere, accompagnati da poeti del calibro di Angelo Scandurra.
La storia da oggi in poi
Lo scorso 17 luglio Prampolini ha riaperto i battenti con una manifesto/flyer che proietta la politica del lavoro di chi ha deciso di rilevarla e di darne una identità di libreria indipendente, proprio nella città studio del fenomeno delle librerie indipendenti. Il “cantiere” Prampolini è messo a punto dall’architetto Marco Terranova e dalle sorelle Maria Carmela e Angelica Sciacca, le sorelle il 16 luglio del 2011 rilevarono la Libreria Vicolo Stretto, famosa per il modo che hanno avuto le due libraie di trasformare il concetto di libreria in una questione sociale che non discrimina ed apre al mondo.
La curiosità di ciò che ne sarà di quei locali unici di Via Vittorio Emanuele II – dove chi scrive è cresciuto, ha studiato e dormito a casa della nonna all’attiguo numero civico 331 – mi ha spinto a incontrarle per l’ennesima volta in questo mese, ma stavolta non più da amico o cliente (non dimentichiamolo, ci tengo molto, fui l’autore che per primo presentò nella loro Libreria Vicolo Stretto un proprio libro, Insonnie, per la cronaca), ma da cronista. Angelica (#libraiapiccola) e Maria Carmela mi aprono le porte con l’affetto di sempre, ed è la trentacinquenne #libraiagrande così come appare sui social, a risponde ad una furia di domande, che mi danno certezza che il 15 settembre alla inaugurazione, la Via Vittorio Emanuele II, sarà chiusa al traffico.
Le sorelle Sciacca e Marco Terranova presentano il cantiere Prampolini, lo scorso 17 luglio
Maria Carmela, come avvenuta la scelta di rilevare la libreria Prampolini?
«L’acquisto della Libreria Prampolini è arrivato quasi per caso, un po’ come avvenne per la Vicolo Stretto. Qualche giorno fa sistemando alcune vecchie carte in un taccuino del 2017 abbiamo trovato tra i promemoria la dicitura “Libreria Prampolini” quindi questo passaggio era già nei nostri desideri da tempo e ce n’eravamo completamente dimenticate. La voglia di avere uno spazio più grande c’è sempre stata, uniscila alla sfida di mantenere viva una realtà storica e la torta è fatta!»
Non vi preoccupa il crollo economico della città e l’indifferenza verso le librerie dato che quei pochi rimasti a leggere, magari preferiscono acquistare on line con lo sconto previsto dalle grosse major?
«Se ci avessero preoccupato tutte queste cose non avremmo acquisito una seconda libreria. La Vicolo Stretto ci ha insegnato che offrendo momenti di aggregazione e confronto, come i gruppi di lettura, proponendo un calendario di eventi e selezionando i titoli a scaffale i lettori e le lettrici scelgono, partecipano e rendono una piccola realtà viva e florida. Magari continueranno a comprare on line ma un salto in libreria lo fanno sempre».
Angelica e Maria Carmela Sciacca durante la presentazione del cantiere
Prampolini sarà sorella minore della Vicolo Stretto?
«No, avrà una sua identità. E’ chiaro che le “burattinaie” siamo sempre noi ma sarà diversa dalla Vicolo Stretto, sia per dimensioni che per selezione dei titoli. Bisogna sempre tenere conto della zona dove opera una libreria. La Vicolo Stretto è inserita nel particolare contesto di Via Santa Filomena, la Prampolini, invece, è in una zona vissuta da giovani e giovanissimi (Boggio Lera e Benedettini) ed è a loro che dobbiamo rivolgerci. Senza dimenticare ovviamente gli adulti!»
Prampolini sarà una indipendente?
«Certo!»
Marco Terranova e Maria Carmela Sciacca
Manterrete ambedue le realtà?
«Si. La Vicolo Stretto è la matrice di tutto, dentro quella piccola bottega ci sono i nostri sacrifici, le vittorie, le lacrime e i sorrisi. E’ punto di riferimento di una comunità, ci sembra impensabile chiuderla in questo momento».
Voi vi siete opposte alle mafie, alla cultura delle tangenti e ciò vi fa onore. Avete sollevato un trionfo di seguaci della dignità: avete subito ripercussioni, battute poco gradevoli, o avete avuto sospetti?
«In linea di massima no, poi ovviamente c’è chi condivide il nostro modus operandi e chi no ma crediamo sia normale e sano in una società civile».
La libreria Vicolo Stretto di via Santa Filomena
Prampolini, l’Eros editato: proseguirete su quella scia che fece dell’Editore un cult siciliano?
«Chissà…».
Da Prampolini prevedete classiche presentazioni editoriali o darete qualcosa in più, di nuovo, come ci avete abituato con la gaia Vicolo Stretto?
«La programmazione è in corso d’opera, ci saranno novità che però non vogliamo svelarvi. Sorpresa!».
Un evento spot dello scorso marzo con Antonio Di Grado
La cultura, alla maniera del libro, deve essere intesa solo come forma mentis politica? Una volta erano i militanti di sinistra, tendenzialmente squattrinati, a portare coi primi sacrifici i libri a casa, ma è anche vero che molti operai che si orientavano a destra, seguirono le orme dei compagni, e siamo anzitempo la rivoluzione culturale del ’68.
«Crediamo che la lettura sia uno spazio di libertà individuale. Libertà intesa come assenza di confini per la creatività, per la fantasia e per la conoscenza quindi la politica c’entra ben poco. Il ’68 sembra appartenere ad un’altra era se ci fermiamo a pensare. Più bella? Più brutta? Diversa, certamente. E su questa diversità che bisogna ragionare per poter immaginare come portare i libri nelle case, nelle scuole, nelle strade e nelle piazze».
Maria Carmela, un momento critico della tua vita si è incrociato alla scommessa e bellezza del rilancio della storia libresca catanese: ti ha spaventato il fatto di doverti assentare per periodi di ripresa?
«Ovviamente si. Ho dovuto, e devo, gestire tante paure ma l’idea di questo nuovo progetto mi ha dato grande linfa vitale durante la malattia».
Una scommessa, la vostra che vista la mole di spazio e di creatività che riconosciamo porterà lavoro ad altri, e questa è la grandezza dell’imprenditore che scommette e che riesce a rilanciare la disperazione di un luogo dove il lavoro manca e anche se vuoi creartelo molte volte non esplode, e non per volontà propria.
«Uno dei nostri desideri, oltre ad avere uno spazio più grande era, ed è, quello di assumere ragazze e ragazzi in libreria. Per noi l’imprenditoria è proprio questo, offrire posti di lavoro e crescere insieme al nostro team. Un piccolo passo l’abbiamo già fatto, a luglio abbiamo assunto alla Vicolo Stretto Federica Meli e non sai la gioia quando ha firmato il contratto!».
Una scommessa, la vostra che vista la mole di spazio e di creatività che riconosciamo porterà lavoro ad altri, e questa è la grandezza dell’imprenditore che scommette e che riesce a rilanciare la disperazione di un luogo dove il lavoro manca e anche se vuoi creartelo molte volte non esplode, e non per volontà propria.
«Uno dei nostri desideri, oltre ad avere uno spazio più grande era, ed è, quello di assumere ragazze e ragazzi in libreria. Per noi l’imprenditoria è proprio questo, offrire posti di lavoro e crescere insieme al nostro team. Un piccolo passo l’abbiamo già fatto, a luglio abbiamo assunto alla Vicolo Stretto Federica Meli e non sai la gioia quando ha firmato il contratto!».
Una domanda che mi preme dati i discordanti pareri che ho sentito da più parti in Italia: il libraio indipendente deve o no avere anche i libri di editori appartenenti al calderone delle major?
«Alla Vicolo Stretto trovi una selezione di case editrici sia indipendenti che appartenenti ai grandi gruppi. Ogni libreria fa storia a sé, che sia indipendente o di catena, per cui pensiamo che ogni libraio sceglie per sé e per il territorio con cui si relaziona quotidianamente».
All’apertura del prossimo 15 settembre si prevede il blocco della via Vittorio Emanuele. Sarà una grande festa di apertura?
«Certo! Vi aspettiamo in libreria dalle 18.30 in poi…».