Da Paesi Etnei Oggi n. 316 Novembre 2024
In #LRR: “Ousmanne Olman. Il predesitinato” di Cirino Cristaldi (Algra)
Perché Cirino Cristaldi abbia scelto di proporre un personaggio con un nome esotico, seppur etneo, nel suo nuovo romanzo “Ousmanne Olman. Il predestinato” (Algra, pp. 300, € 20,00) sembrava non era dato saperlo, ma alla domanda l’autore ha risposto prontamente, lasciandoci sorpresi: «Seppur sarebbe stato più facile mettere un nome che richiamasse immigrazione, ho preferito di no in questo momento storico. Non mi piace far demagogia e tra l’altro non ne avevo interesse a prescindere: volevo miscelare un personaggio nato a Catania da genitori stranieri, con passione per i paesi esotici». È dunque chiaro che, essendo un predestinato, l’autore che vive e lavora tra Gravina, Mascalucia e Catania (tolto il fatto che è fondatore di diversi festival del cinema e della letteratura che hanno sforato i confini nazionali), il suo Ousmanne, ha deciso di renderlo quasi un cosmopolita partendo dal nome. Il romanzo è stato “costruito” in circa dieci anni e ha visto la luce da recente con l’etnea Algra Editore, e narra, nei generi miscelati della cadenza poetica e della fantascienza con incursioni su fatti contemporanei, di un uomo, giornalista, che si avvia a cercare delle risposte per quel bello che major e potenti stanno manipolando. Quasi un figlio del “1984” di Orwell, si potrebbe auspicare: ebbene no! Seppur il contenuto è intriso anche del controllo attraverso, nuovamente, la manipolazione, le vicende si dispiegano dal bello che il mare può dare sino a scovarne brutte logiche di interesse da chi il potere lo pratica a proprio interesse, massacrando il resto. Un principio che denota la fragilità che, ad esempio in Italia, negli ultimi anni viviamo grazie all’illusione di un partito nato dal popolo e per il popolo ma che è diventato uguale ai vecchi partiti contestati, che hanno dato il via alla distruzione di un popolo che ancora oggi resiste, male, ma resiste. Nel romanzo non mancano certe sfumature romantiche di un tempo che fu, proiettate però in un futuro prossimo, il 2035 che non si sa bene cosa ci riserverà ma comunque indica la via della deflagrazione il tutto cullato nella fittizia disperazione di un clima che produce malessere, ma che al contempo è garanzia per quei poteri forti che abbattono le speranze dei naturisti. Seppur il libro di Cristaldi è come un vaso di Pandora che alla sua scoperchiata consegna tante novità (citiamo su tutti i tanti neologismi creati dall’autore), non manca di essere una lettura fluente che garantisce al lettore la difficoltà di staccarsene se non per una pausa obbligata del nostro vivere quotidiano.