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SMF per Paesi Etnei Oggi n. 283 – Giugno 2020 – La recensione a “C’era una volta… Favolando” di Sarah Grisiglione e servizio al libro “Catania, novant’anni di una maglia”

4 Luglio 2020 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI
SMF per Paesi Etnei Oggi n. 283 – Giugno 2020 – La recensione a “C’era una volta… Favolando” di Sarah Grisiglione e servizio al libro “Catania, novant’anni di una maglia”

Da Paesi Etnei Oggi n. 283 – Luglio 2020

 

 

Il prossimo mese troverete leggibili i due articoli… ecco aggiornato il tutto al 05/8/2020

 

 

 

 

 

 

 

 

Quell’intreccio di colori delle maglie del Catania e della Roma, degli anni dolorosi e festanti cantati da Giovanni Lindo Ferretti nei CCCP, CSI, PGR.

Col brano “Roco Roço Rosso” dei CCCP in quel capolavoro di Canzoni, Preghiere, Danze del II Millennio – Sezione Europa, anno del Signore, nonché di pubblicazione del loro terzo album, 1989 l’intreccio con il Club Calcio Catania è forte (si notino le prime tre sigle della dicitura estesa della compagine etnea CCC, manca la P, che è completata dalla ‘preghiera di Ferretti & C.). Il brano è la sesta traccia. Il Catania nella stagione 1989/90 finirà al sesto posto con una squadra definibile come animo la più (apri pista al) punk diluviano che anni dopo a causa di una maldestra mossa di un pugliese che dominava la scena della Lega calcio degli anni ’90, la costringeva a ripartire dai campi in terra battuta. La maglia della stagione 1989 sembra, nella sua contraddistinta rossa, la descrizione della canzone di cui sopra, che iconizza l’emblema della lava fervida del vulcano più alto d’Europa: «Sopra i falò s’è fatto buio. Da sommergibile s’è inabissata. L’esplosa Pietroburgo. E solo se un’ala ardente di vento. Fa ondeggiare la fitta oscurità. Ricordiamo. Tempeste senza tregua. E dall’alto e d’intorno. Primo maggio con rabbia. Rabbia ingorda di strada. Strada di guerra affollata. E sotto i colpi vuota. Vuota vuota. Graffia. Le voglie. Sui sassi. Sui pezzi. D’asfalto. Scolpiscile. Nel cielo. Come stelle. Ardi. Divina. Tenaglia. Sul mondo. Brucia. Tornio. D’amore. Parole. Di fuoco. Attente. A me. Al mio capire. Roco. Forgiami. Viso. Respiro. Sorriso. Di fuoco: Roco. Roço. Rosso.

Primo maggio d’amore. Amore ingordo mai sazio. Sazio di carne e d’anima. E sotto i colpi vuoto
Vuoto Vuoto! Controllano ormai gli occhi. Nuovi colori. Elettrici traslucidi mai visti. Si tutto ciò che è stato con noi è stato. E ciò che è, è qui con noi. La vita, strano a dirsi, è una sola. Primo maggio con noia: Roco. Roço. Rosso. Roco. Roço. Rosso. Roco. Roço. Rosso.Roco. Roço. Rosso
».

Dunque esplosione forte si impone in quel 1989, precedente alla metà legata all’anno del capolavoro di Franco Battiato “E ti vengo a cercare” pertanto 1988, dove il rosso è bellissimo esteso in tutta la superficie con colletto blu (guardatela se la trovate… e la trovate nella nuova pubblicazione per i tipi di Geo Edizioni dal titolo Il rosso. L’azzurro. Catania, novant’anni di una maglia scritto da Antonio Buemi, Carlo Fontanelli, Roberto Quartarone, Alessandro Russo, Filippo Solarino che ripercorrono la storia della maglia etnea ben prima del 1946, anno di fondazione ufficiale)q, maglia punkettonissima, di liberata libertà, il Catania giungerà decimo e l’altra metà che si lega al 1989 che ancora più forte nella seconda maglia, le fasce leggermente in diagonale sullo sfondo bianco. Di che colore, sempre loro, il rosso e l’azzurro. Ebbe anche il blu nella sua lunga storia il Catania. E ritorniamo alla memoria ferrettiana, stavolta più calma, perché il blu è il colore della calma, della serenità che converge col verde che è anche colore di Catania e del Catania, con quel grigio argenteo di luna che sembra “bianco, che racchiude tutta la Città metropolitana di Catania, allora provincia”, (F. M. A. su Live Sicilia, n.d.r.).

È il 1994, si scissero i CCCP, nacquero i C.S.I, il primo live vede un Ferretti stremato strappato ad un tumore, un unplugged che nulla ha da invidiare al più planetario dei Nirvana. Ecco la chicca che canta, l’inedito, mai sentito prima, che sembra che questo poeta, è lui che scrive i brani, si lega al Catania:

«Gioia che riannoda dolore che inchioda
Terre battute dai venti infoiati dai monti
Sereno incanto splendente di sole e di bianco
Dense sfumate nuvole di piombo
Grigio verde d’intenso blu».

La canzone è Inquieto. Il dolore (successivo alla gioia, speranzosi della conquista della serie B) di vedere la nostra squadra in eccellenza e poi nel CND. Ma un finale fa ben sperare e così sia: Grigio (argentato, bianco), Verde (uno dei colori della città di Catania), d’intenso Blu (padre dell’attuale e sempre attivo negli anni azzurro). Il Catania vittima di un delirio di Lega (perché la Roma, che della pessima gestione ciarrapicana verrà salvata, non viene, per utilizzare un termine in voga e in tempi di social molto usato, “bannata”? Dirà Matarrese: “Ti ci metti tu contro 5 milioni di abitanti?”), risale e alza la proboscite. È calmo, e sereno, il presidentissimo Massimo, la riporta in alto, in quello che si considervano un tempo campionati inferiori. È il 2000-2001. La Roma vince il suo terzo scudetto, la Roma, che dalla fusione di tre squadre locali, una ha i colori verde e bianco, l’Alba, un’altra il rosso e l’azzurro la Fortitudo, un’altra il giallo e il rosso, la Roman. (La Roma, ancora una volta ad incrociarsi col Catania. Non solo c’è il testaccino Claudio Ranieri, imperatore in una difesa che porterà in serie A nell’anno 1983-84 il C.C.Catania. Tutto si rivolta: è il blu a farla da padrona in estensione coi bordi rossi e il campeggiare della scritta S7 e anche Haribo. Il Catania, da quella gioia riannodata di dolore risale risale risale, e la sua maglia in quell’anno, è a bande larghe verticali rosso e blu, anche se sempre per tutti è rossazzurra. In breve l’azzurro torna, nel 2003-2004 riflette e illumina, i colori del mare, bello della costa jonica del vero capoluogo di regione, dove l’industria si muove, il lavoro, la cultura, la musica, l’arte, tutto è sulla città che ha il comignolo e una storia che giunge ai colori rossazzurri, legati fortemente al misticismo di Giovanni Lindo Ferretti. Dal punk, alla riflessione, all’esaltante album da solista Co.De.X., ai PGR (Per Grazia Ricevuta) esplosione mistica, come quella di ogni catanese, non per forza catanista, che però è sempre uno il motto “Certo tifo per X, ma u Catania è sempri u Catania”, quasi a definirne l’ambivalenza, la bipolarità della bellezza do un territorio che troppi ci invidiano, che vede anche i depressi, nella loro accezione positiva, perché si disonorano al pensiero che questa storia rossazzurra spesso riflette la città, infangata da cattive amministrazioni. Che sia la rinascita grazie ai nostri autori di questo volume, con la prefeaione dell’eccellentissima penna di un amico, Tino Vittorio. Un uomo saggio. Un uomo vulcanico del roco roco rosso, e che ti da calma del blu che, letteralmente diremmo, traslittera nell’azzurro. Forza Catania, forza il Catania.

 

 

 

 

Il taglio pedagogico del libro della docente e psicologa, nonché scrittrice Sarah Grisiglione, non deve ingannare. Spesso la pedagogia è intesa, erroneamente, solo per i piccini, quando invece riesce a sconfinare nel supporto e nell’aiuto alla persona, di qualunque età. Ce lo ha insegnato Guido Pesci, padre del fenomeno “Pedagogia Clinica”, che negli ultimi 10 anni si è imposto nel supporto in scuole, in gruppi, in studi privati, che hanno dato quel quid in più per aiutare in quelle difficoltà che spesso incontriamo negli anni maturi. C’è dell’ottima pedagogia in questo bel volume di 80 pagine dal titolo “C’era una volta… favolando”, pubblicato per i tipi di Algra editore. Grazie ad una narrazione oculata e gradevole, la creatività dell’autrice permette di confrontarsi con il proprio vissuto, dagli anni infantili a quelli della piena maturità. Un libro, dunque, per tutte le persone, che con quello stile leggero e meravigliosamente attento, rende onore a chi non si ferma alle apparenze. L’espressione, attraverso la scrittura rende perfetta la bellezza e la comprensione. Si tende spesso a pensare che impegnarsi in diverse attività possa stressare. Nulla di più errato. Nell’opera dell’autrice etnea, tra le righe ma anche esplicitamente, attraverso l’invenzione (?) del personaggio protagonista dal nome Tina, si ripercorre tutto quanto la nostra esistenza può svelarci, attimo dopo attimo. È così che il colpo di scena, quasi fosse un giallo, non mancherà, ma quando ci arriveremo, alla fine della lettura, ci metteremo certamente innanzi ad uno specchio chiedendoci, chi siamo e cosa abbiamo fatto, per temere di aver errato. La risposta, sarà quella meno attesa, che vi rimando alla lettura di questa bella opera, che finalmente possiamo acquistare con tranquillità in libreria, senza più dire: covid_19 permettendo!

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