Da L’Urlo del 15 gennaio 2020
L’albatro propedeutico a Il Gattopardo
Scritto da Simona Lo Iacono e pubblicato da Neri Pozza l’apripista al capolavoro di Giuseppe Tomasi Di Lampedusa: successo che non si arresta!
Simona Lo Iacono, non sbaglia un colpo e continua la galoppata verso riconoscimenti di pubblico e critica del suo ultimo romanzo L’albatro (Neri Pozza, 2019).
Certamente è un viaggio, storico, nella memoria, e nella scoperta di ciò che non tutti, se non tanti, sapevamo.
Perché non tutti sapevamo?
Perché L’albatro narra le vicende di due ragazzini, dei quali uno è il padre de Il Gattopardo, dunque Giuseppe Tomasi Di Lampedusa, che in quel di Palermo a inizio secolo scorso “è un bambino solitario e contemplativo, uno di quelli che preferiscono «la stranezza delle cose alle persone», avendo «per compagnia solo il silenzio.»”
Antonno è l’albatro
Antonno arriverà nella vita di Giuseppe, all’improvviso e i due saranno molto uniti, seppur diametralmente opposti, ma di quelle opposizioni anche strutturali, temporali nella tridimensionalità. L’esempio più classico che potremmo immaginare e che in buona parte esula dal testo: se per raggiungere una meta di corre in avanti, Antonno sicuramente si volterebbe camminando come il gambero, ma la meta la raggiungerebbe ugualmente.
Simona Lo Iacono: all’acme dove L’albatro si accomoda
Con questo romanzo, l’autrice supera ancora una volta se stessa. Il problema che emerge è che ci ha abituato a cadenza periodica ad un superarsi costante e continuo per ogni sua nuova opera. Ne L’albatrointerfaccia frammenti di storia e di luoghi siciliani; della famiglia del Tomasi di Lampedusa, intersecandoli con le vivaci anomale giornate dei due ragazzi, Giuseppe e Antonno, dove quest’ultimo è il fedelissimo amico che non abbandonerà mai la nave, perch’egli è l’opposto che mancherebbe a Giuseppe e che grazie alla conoscenza, tirerà fuori diari che lo renderanno uno dei più autorevoli scrittori del ‘900.
Narrazione
Bellissima la narrazione. Quella che più ci ha mosso dentro è la parte seconda, quando nei dettagli e con acutezza viene scientificizzata la certezza di Antonno, che tutti fa e deve fare al contrario, ma non per apparire anomalo, perché lo è già di suo, quanto perché è così che gira il mondo secondo la sua visione.
Meravigliose anche le descrizioni di luoghi e ambienti che vengono raccontati con un acume di perfezione della scrittura che il piacere di leggere, paradossalmente e proprio come agiste Antonno, non spinge il lettore a giungere alla fine del romanzo, come si suol dire “tutto d’un fiato”, piuttosto la preferenza di rallentare per goderne e avere visioni di luoghi incantevoli e per estetica e per riferimento storico.
Studio analitico
Certamente l’autrice, che mi onoro di aver intervistato per Sicilymag, la lavorato e letto tanto, cercando fonti e incontrando personaggi che le hanno consegnato elementi che la medesima ha usato per poter ricostruire, fino ad arrivare a L’albatro, oramai affermabilissimo, libro propedeutico alla lettura del leggendario Il Gattopardo.