Da Letto, riletto, recensito! del 7 aprile 2021
L’esordio di Anna Cantagallo, “Arazzo Familiare”, è subito in area Campiello
L’autrice al debutto nella narrativa per i tipi di Castelvecchi è iscritta al Premio Campiello 2021 – L’intervista
Anna Cantagallo è l’autrice di Arazzo Familiare, romanzo uscito per Castelvecchi e che la propria agente letteraria, approfondendone la raffinata scrittura, ha ritenuto idoneo presentarlo al prossimo Premio Campiello. È una saga al femminile, costruita in un gioco sapiente di piani temporali, ricca di colpi di scena e intriganti segreti.
Le vite di Maricò, Marilì e Marigiò (nonna, madre e figlia) si confrontano con la storia del Novecento, segnata da due guerre mondiali e dai moti del ’68. Gli eventi promuovono la crescita personale delle tre donne, fortificandole verso un destino di amori e tradimenti che sembra ripetersi. Le loro prime esperienze di emancipazione femminile saranno un lascito per la donna di oggi.
Le tre storie procedono autonomamente in un sapiente gioco di piani temporali, fino a fondersi nella lettura di un quaderno segreto lasciato dalla madre tra le ricette di cucina. La traccia di sapori antichi è il fil rouge del romanzo. La complessità della trama, nel gioco dei sentimenti e degli eventi narrati, costituisce una sfida appassionante per il lettore.
Come ha scoperto la sua passione per la scrittura? Come l’ha coltivata?
«Ho iniziato a scrivere per divulgare. Durante la mia vita professionale, mi ero resa conto della difficoltà esistente nella comunicazione tra medico e paziente su un argomento strategico per la salute come l’alimentazione. Ho cercato di smussare questa problematica scrivendo cinque libri scientifici divulgativi, raccolti nella collana La scienza in cucina, edita da Gremese Editore. Nel trattare le varie patologie, descritte con parole comprensibili, ho affiancato ai consigli dietetici necessari delle vere e proprie ricette, molto apprezzate dai pazienti».
Da anni si dedica alla scrittura di testi teatrali. Cosa può dirci del progetto “La scienza a teatro” per la divulgazione delle scoperte scientifiche attraverso la drammatizzazione?
«Partendo dalla precedente esperienza divulgativa, ho pensato che sarebbe stato utile alle persone conoscere qualcosa delle scoperte scientifiche. Visto che da tempo mi dedicavo alla scrittura teatrale, perché non utilizzare la messa in scena per raccontare la storia di una scoperta scientifica? Il pubblico ha seguito senza problemi la storia descritta con un linguaggio comprensibile ma, in particolar modo, ha capito l’importanza della scoperta perché è stata veicolata dalle emozioni che una sapiente recitazione ha saputo sollecitare. In questo risiede la potenza del teatro, l’arte dove l’emozione aiuta la ragione».
Nel suo nuovo romanzo Arazzo Familiare, le protagoniste appartengono a tre generazioni diverse: nonna, madre e figlia. Che messaggio vuole lanciare attraverso la scrittura del suo primo romanzo?
«Il romanzo è nato intorno a un pensiero su cui riflettevo da tempo: come si è arrivati alla consapevolezza della donna d’oggi?
Sono andata indietro nel tempo per ricostruire il percorso che ha trasformato la donna acquiescente, sopraffatta dall’educazione oppressiva e da un controllo asfissiante, in donna autonoma e libera di decidere della sua vita.
Nel romanzo c’è uno spaccato della società italiana che copre un periodo storico di ottanta anni, durante i quali ci sono stati due guerre e cambiamenti sociali irreversibili».
Le vite di Maricò, Marilì e Marigiò si confrontano con la storia del Novecento, segnata da due guerre mondiali e dai moti del ’68. Quale personaggio e quale parte del romanzo hanno richiesto una maggiore attenzione?
«La ricerca storica mi ha impegnato molto. Ho avuto bisogno di una documentazione ampia per creare un’ambientazione credibile delle varie epoche dove collocare le vite di queste tre donne. Per trovare il materiale necessario sono diventata una frequentatrice assidua della Biblioteca Centrale di Roma. Anche i dettagli di alcune tradizioni o degli abiti dei personaggi hanno necessitato di conferme, oltre che di un ripescaggio dei ricordi familiari.
Ho descritto degli episodi storici meno noti come, ad esempio, il bombardamento della stazione Ostiense nel 1944, momento con cui si apre l’incipit. Tutti personaggi li ho seguiti con affetto, prestando la giusta attenzione, ma, come fa una madre con i suoi figli, non vorrei esprimere una preferenza».
Qual è il fil rouge che lega le tre donne?
«Indubbiamente il passaggio di ricette di cucina da una generazione all’altra è il fil rouge che lega le tre donne. Non è solo il piacere di tramandare un patrimonio impalpabile che caratterizza la propria famiglia, ma vi è la consapevolezza che i profumi e i sapori evocati nelle ricette rimangono iscritti nella memoria profonda di chi gusta i piatti».
Qualche anticipazione per i suoi prossimi lavori?
«In questo periodo sono impegnata nel sequel di Arazzo familiare. Ho volutamente lasciato delle situazioni irrisolte o potremmo dire dei fili in sospeso, tanto per riallacciarmi al tema dell’arazzo. La domanda di come va a finire? sta stimolando la curiosità delle lettrici, ma anche – che sorpresa! – dei lettori; questi ultimi stupiti che i personaggi femminili siano così abili nel tacere i segreti».