“Avrei voluto parlarti di me”, il ritorno dell’acese Daniela Trovato, subito al Frankfurter Buchmesse
L’autrice, pluripremiata con Aqua, torna con un romanzo pubblicato per Il Convivio editore.
Daniela Trovato, un personaggio carismatico.
Con il romanzo Aqua, nel 2016, si impose all’attenzione della letteratura nazionale. Seguirono diversi riconoscimenti. L’anno prima aveva esordito col romanzo Il frammento mancante. Il 6 ottobre, con Avrei voluto parlarti di me, romanzo che incrocia abbandono della terra propria e mafia vista da un’ottica originale, Daniela Trovato è tornata nelle librerie e subito parte per il prestigioso festival del libro europeo a Francoforte, tra il 10 e il 14 ottobre.
Iniziamo da qualche anno fa, ci racconti le emozioni che ti spinsero a scrivere il romanzo Aqua?
«In Aqua affronto un tema che oggi ha un valore particolare, la ricerca della propria identità, “conoscersi per riconoscersi”, proprio perché viviamo in una società in continuo movimento, in evoluzione e determinati valori, soprattutto quelli che riguardano la persona vengono a essere sopraffatti da altri che spesso danno risalto all’esteriorità, all’apparire. Aqua, in un primo momento, era rivolto alla questione epocale dell’immigrazione. Sentivo interiormente la necessità di scrivere cosa si può provare a lasciare la propria terra per l’ignoto, e quali rischi si affrontano nell’intraprendere “il viaggio”.Via via la trama si è evoluta verso altri spazi, ma il “viaggio”, sia fisico sia psicologico resta sempre presente. Il leit motiv è la ricerca delle origini, ecco perché il titolo Aqua, termine latino per acqua, risalendo così ai primordi. All’inizio Aqua si è affermato in tanti Premi letterari nazionali e internazionali, l’ultimo il Premio letterario città di Acireale, il 16 settembre, dove si è classificato al 2^ posto».
Nel tuo nuovo e ultimo romanzo, che temi affronti?
«Avrei voluto parlarti di me, è la storia di Zaira, una giovane pianista talentuosa di Palermo che aspira nel suo futuro a diventare una concertista. Ma si trova a vivere in una realtà che lei aborre. Infatti è la figlia di un potente boss mafioso e la sua vita è costellata da continue imposizioni e ingerenze che non le permettono di poter essere libera di esprimere le sue passioni. Inizia a mettersi in discussione prima con la Famiglia che vorrebbe imporle un matrimonio con un uomo d’onore e poi con se stessa. Progetta il suo futuro per realizzare il suo sogno. Le prove che affronterà hanno in realtà la funzione di farle acquisire la conoscenza di sé in rapporto agli altri, di formarsi e consolidare una personalità e una identità con determinazione. È un viaggio fisico ma soprattutto psicologico».
Come nasce questa storia? A cosa hai pensato quando hai cominciato a scriverla?
«Il romanzo è nato come breve racconto per partecipare a un concorso letterario, due anni fa. Era estate e ricorreva l’anniversario della tragedia del giudice Borsellino. Avevo sempre pensato di scrivere qualcosa sulla mafia, ma non la solita retorica. Ecco che iniziai scrivendo del dramma di una donna, subito dopo un evento di stampo mafioso.»
È previsto un tour o il lavoro ti impedisce movimento?
«Tour… parola molto grossa e importante. Prevedo delle presentazioni sicuramente in provincia di Catania. spero di varcare lo Stretto, prima o poi e far conoscere i miei romanzi in altre città. Purtroppo il mio lavoro non mi permette di girare con facilità».
Scrivere ti richiede parecchio tempo?
«La scrittura vuole un tempo suo, senza limiti. E il tempo si trova se si sente la necessità di esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti. Sicuramente nulla di forzato ma semplicemente “prendo al volo”l’attimo, e l’ispirazione va…»
Desideri affermarti soltanto come scrittrice?
«La conoscenza, l’approfondimento, la ricerca… forse potrei dire che siano questi lo scopo. Ma non credo che allorché mi sieda a scrivere, io lo faccia con un intento mirato. Tutto è iniziato per caso. Quindi non è stata la ricerca di affermazione a farmi iniziare a scrivere narrativa».
La tua Sicilia quanto ti ha ispirato, cosa ti piace e cosa butteresti dalla torre?
«La Sicilia non è solo luogo natio ma soprattutto la mia terra, piena di profonde contraddizioni e apprezzarne le sue infinite declinazioni è naturale a chi ne vive ogni attimo, ogni respiro, ogni angolo nascosto. In Aqua e in Avrei voluto parlarti di me, la Sicilia diventa ambiente protagonista delle storie.
Ne ho esaltato le bellezze naturali e monumentali, cercando di soffermarmi anche sulla diversità di cultura che l’ha resa un’ isola tra le più affascinanti e conosciute nel mondo. Potrei dirti che l’amo così com’è, con pregi e difetti, ma direi una non verità.
La sicilia è dei siciliani onesti, di coloro che la amano come una madre. Sappiamo bene che in realtà, ed è luogo comune, essa si presenta come una terra dove l’illegalità ne ha fatto, e continua a farne, da padrona incontrastata. Beh… butterei dalla torre … superfluo dirlo.
È chiaro che la realtà che si vive quotidianamente non è positiva ed è caratterizzata da individui anonimi o noti, in cui la mancanza di scrupoli, di avidità di potere e di corruzione ne accentua la negatività . Ecco, butterei loro».
Per i nostri lettori: raccontaci di te, di Acireale, delle passioni.
«Vivo e lavoro ad Acireale, una città di cui è noto il suo barocco, anche se sono nata a Catania. Il mio percorso letterario è iniziato 4 anni fa per caso.
Ho collaborato con Edmondo Trombetta, uno scrittore milanese e mio prefatore dapprima scrivendo qualche breve racconto nei suoi libri e successivamente collaborando insieme alla stesura di “La strada di Lula”, poi cominciando a scrivere la mia prima raccolta “Profili”, tre racconti al femminile, a tutt’ora inedita. Successivamente ho scritto e pubblicato “il frammento mancante”, poi “Aqua”, e adesso “Avrei voluto parlarti di me” e ultimamente sto rivolgendo il mio interesse letterario verso la poesia.
Ecco le mie passioni… vorrei concludere questa intervista con un pensiero, molto personale: spesso si sente dire che scrivere aiuta a liberarsi interiormente, a eliminare le angosce che purtroppo quotidianamente assillano gli uomini. Scrivere è confronto, è scoperta, è mettersi in gioco. Poi se esce fuori un bel racconto… in quel caso è gratificazione. Sicuramente fa stare bene con sé stessi e via via che inizi, non vorresti fermarti. Un artista in genere esprime le proprie passioni con i colori, con i suoni, con le parole perché è quello che vuole dare, il meglio dell’Io. Che si esterni con un romanzo o con un quadro o con la musica, dipende dalle doti interiori. L’importante è stare bene con se stessi».