Da Letto, riletto, recensito! del 1° agosto 2022
“Piccoli inconvenienti prima della felicità” di Luciana De Palma (Les Flaneurs) è il ConsigLIBRO Agosto 2022
La meraviglia dell’anticipo alla felicità, così potremmo introdurre questo gioiello pubblicato da Les Flaneurs, bellissima realtà pugliese dal titolo “Piccoli inconvenienti prima della felicità” di Luciana De Palma, autrice di Corato (Ba) che con questo suo terzo romanzo riesce ad imporsi all’attenzione del pubblico nazionale. Riflettiamo sul titolo, c’è ottimismo, coraggio e arditezza. Di primo acchito, l’incipit espone e rivela la protagonista, Titina, da subito. Con interesse per l’oltraggio della guerra, che va sempre evitata, Titina ne vive altre e tutte personali: dall’insegnante con la quale il rapporto è ottimo, ma che procede con un borghesismo che ancora oggi non è superato; dalla cura al fratellino, che decide di non lasciare da solo e lo porta con se, insorgendo preoccupazioni alla madre che non la degna di uno sguardo, sarebbe stato meglio un ceffone dice la stessa. Con lo sfondo di ciò che è l’instancabile storia di vicende di dolore che hanno costretto l’Italia a mantenere l’effige di Bel Paese, seppur devastata da bombardamenti, Titina narra la sua vita e come ogni brava donna che ha vissuto il terrore, giunta a un’età avanzatissima, può sorridere di pericoli e angosce vissute negli anni delle guerre. È lungimirante Titina, ‘essere avanti’ come si suol dire nella parola orata, che già da bimba cerca senza alcun strazio che contraddistinguerebbe ragazze di estrazione politica di qualsivoglia colore della contemporaneità. Essere avanti dunque per imporre la sua sacra libertà, che non corrisponde certo all’idiozia di chi poco conosce e poco ricerca nelle radici del vissuto di eventi catastrofici che la Storia ad oggi consegna. La scelta, contro l’idea, non il parere, familiare, di frequentare le scuole, per superare e continuare ciò che ebbe a iniziare anni prima. Ma il destino, pur essendo beffardo, consegnerà alla nostra il talento della sarta e tra un ricamo e un’occasione di orpellare abiti ad hoc, sui clienti pretenziosi, scoprirà il dono e la bellezza della felicità, tentando di farne proselitismo attraverso una sola condizione: si raggiunge la bellezza della gioia dopo aver abbattuto limiti e ostacoli, perché per superare ostruzioni, bisogna lottare e stringere i denti per proseguire, qualunque esso sia l’epilogo. Ma cosa ne ricava l’essere umano rappresentato da Luciana De Palma, con la sua protagonista se tutto ha da iniziare, essere vissuto per poi finire, foss’anche in ultima istanza la morte? Certamente nulla… se non che realizzi un atto dovuto e doveroso che rende eterno il passaggio sulla terra.
C’è la libertà che trambusta a volontà, che bussa e ribussa, che dice che ogni persona ha il dovere di rivendicare la propria grandezza, che non è tanto uno sfoggio di altezzosa borghesizzazione, oggi diremo di certa politica che sproloquia sulla questione dell’uguaglianza, quando invece fotte il mondo, bensì è l’accettazione indiscussa della meraviglia del vivere, dove si perdono molte relazioni e molti conoscenti, perché l’oltraggio della socialità si infanga di malignità e idiozie politicizzate, dove non può esistere amore o passione se non si verte verso medesimi obiettivi, dunque quella meraviglia che nella diversità impostasi sol perché c’è chi decide di danzare a sinistra e chi a destra, a causa di una non consapevolizzata naturalezza del riordine ontologico, torna al massacro del vissuto: senza avere radici però. In questo gioco terribile, la De Palma consegna al lettore, e a chi può coglierne notizia per voce d’altri la chiave per chiudere definitivamente la porta dell’illusione e aprire quella dello sforzo e della determinatezza che induce a sorridere su ogni faticaccia elevatasi prima ancora della felicità. Di quella patologia che sconfessa molte volte la verità per mancanza di un ricordo, dunque di una memoria che manca, il simbolo della Memoria, si va ad intersecare: perdono e rivalsa. Bellezza e riscatto, per una felicità che ancora oggi Seneca in qualche modo ci nega. Che la De Palma è riuscita a scardinare.