Da Letto, riletto, recensito del 13 aprile 2023
L’estenuante difficoltà di ripartenza della Sicilia nel romanzo di Adriana Giotti
Oltre un romanzo di storia e di formazione, “La linfa sale dalle radici” (Scatole Parlanti, pp. 115, € 15,00), è l’ultima opera di Adriana Giotti. L’autrice palermitana, classe sessanta, racconta con peculiare attenzione e con bellezza dello stile della parola scritta, le enormi difficoltà del dopoguerra che affrontarono i siciliani, proprio perché trovavinsi in terra di Trinacria.
Come riportato in quarta di copertina, vi fu per la Sicilia, un “ritardo sul processo di ricostruzione post bellica e relegata ai margini del miracolo economico degli anni ’70”. Perché questo fenomeno ha toccato proprio una delle terre che assieme a poche altre ha spesso consegnato alla Storia, dominii, invasioni e bellezze tanto da riuscire a scorporarsi dalla lingua italiana grazie al suo dialetto che può essere definito una lingua a sé?
Il titolo è già precursore delle oltre 100 pagine, divise in due capitoli e rispettivamente in paragrafi titolati propositamente al fine di rilanciare il contenuto affrontato.
Certo c’è una linea comune, che è quella che abbiamo sopra descritto, ma non mancano, tipico di chi ha dimestichezza con certa scrittura (figlia sicuramente di approfondite ricerche, non dimentichiamo infatti che la Giotti ha insegnato diritto, economia politica e scienze delle finanze, pertanto è ben donde preparata su più sfere degli ‘sciami’ sociali che si succedono nei decenni), dei rimandi e delle liaison, tra le varie sezioni, che consegnano al lettore un’ottima interpretazione di ciò che fu la Palermo del dopoguerra, con le sue stanchezze e difficoltà.
Interessante notare che buona parte del romanzo, di genere storico, lo dicevamo in ouverture, è anche di formazione, tant’è che i riferimenti alla propria famiglia sono palesati con certa forza e determinazione che potrebbero indurre a sentimenti di rabbia a chiunque abbia a fare delle considerazioni dato il sangue siciliano. Perché tutto è lento in Sicilia? Perché si affrancano solo altri popoli e quello siculo ha sempre un impedimento in più dell’altro? È un libro fortemente consigliato e che sicuramente merita un’attenzione e una diffusione maggiore, seppur è vero che è in commercio da pochi mesi e ciò rende bene l’idea che tempo ce n’è. Ma una delle domande che noi del nostro blog ci poniamo va a ricadere sempre nell’oblio del nulla: fino a che punto esistono professionisti alla ricerca di bravi narratori? Siamo certi infatti, che la pubblicazione con una major editoriale, nulla da togliere all’indipendente che lo ha pubblicato – tra l’altro noi apprezziamo più gli editori indipendenti -, avrebbe ben donde fatto un exploit di questo libro che ha nulla da invidiare ad alcuna altra narrazione della quale, seppur il riferimento realistico e storico, snerva anche soltanto alla vista di quelle grigie e tristi copertine.
Una curiosità che vi lasciamo scoprire leggendo il libro: il titolo allude alla linfa che sale dalle radici, quest’ultime necesstano della medesima per esistere?
Non si arrendi l’autrice, non i fermino i tipi di Scatole Parlanti, perché ambedue sono lungimiranti. In trasformazione e progressione, ricordiamo che in Sicilia, e non è un caso, manca al pari del passato, quella velocità che affermi le ottime penne come quella della Giotti.