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SMF per LRR – La maledizione di un trauma come prodromo alla ripresa – Recensione a “La vertigine del tutto” di Valentina di Ludovico

23 Marzo 2023 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, Recensioni
SMF per LRR – La maledizione di un trauma come prodromo alla ripresa – Recensione a “La vertigine del tutto” di Valentina di Ludovico

Da Letto, riletto, recensito! del 23 marzo 2023

La maledizione di un trauma come prodromo alla ripresa

    Primo romanzo, ma non primo approccio al mondo libresco, per Valentina di Ludovico, abruzzese di Teramo, classe ’85. In questo suo debutto alla narrativa, l’autrice non tralascia l’esperienza dei volumi e degli studi pubblicati precedentemente, non si dimentichi infatti che la di Ludovico, è un tecnico della riabilitazione psichiatrica e i suoi argomenti sono bene trattati in un forte legame di bellezza del sogno della ripresa ontologica e del supporto all’altro. Spesso (ricordando Lewin o ancora meglio Bion, che della dinamica gruppale hanno evoluto in maniera non indifferente gli studi che si sono incrociati tra guerre e nascite di tesi filosofiche che sono approdate al parto che ha cambiato le sorti del mondo, dunque la psicoanalisi e la psicologia analitica), la crisi si è sempre discussa in margini oppositivi tra individualismo e collettivismo, sino a giungere a quell’altro noi che prende forma nella gruppalità. Il titolo di questo bel romanzo, “La vertigine del tutto” (Augh!, pp. 188 € 16,00), è già un potentissimo richiamo a ciò che si legge scorrendo le pagine, ma per chi ne avesse contezza e abbia approfondito, si ritrovano anche sfumature della tesi della “Teoria del tutto” del grande Stephen Hawking.  

Ma concentriamoci sui contenuti. Manuela, protagonista di un evento che scatenerà in lei un trauma che, da poco superato ciò che Dante descrisse come il “mezzo del cammin di nostra vita”, dunque i trentacinque anni pertanto alla soglia degli anta, ancora non è riuscita a elaborarlo, nonostante abbia applicato dei tentativi di lasciarsi il passato alle spalle, come il cambio di nome o la fuga dai luoghi vissuti da infante. La vita di Manuela scorre lontano non soltanto dal luogo di nascita ma anche in particolari contesti, che a dir il vero sono figli dell’essere intrappolata in un sistema mentale che non riesce a scuoterla per farla vivere senza ciò che in molti, forse tanti, possediamo ma che non riconosciamo, dunque il disagio psichico. Se però nell’appena descritto, grazie alle statistiche di genere, molti non se siamo consapevoli (quanti disturbati bipolari incontriamo senza rendercene conto e forse proprio perché non riusciamo a coglierlo perché ne soffriamo alla stregua?), a parere degli studiosi d’area medico-socio-psico-pedagogia, Manuela la consapevolezza la vive sulla propria persona: i suoi ambienti, le sue conoscenze più oculate sono rappresentate da una serie di terrori che oscillano tra diverse patologie, tra queste l’autrice ne cita alcune che nella contemporaneità sono all’ordine del giorni, dunque DAP, angosce, dissociazioni, DOC, ansia d’abbandono e generalizzata, et alii. Certo non un gran vivere, specie per chi pur consapevole che qualcosa ha da farsi per abbatterli e poter vivere discretamente, non riesce.

Fin qui l’autrice pone su un piatto di platino una sciagura di sangue che non sembra avere fine e da addetti ai lavori su ambedue i fronti, editoria e psicologia, spontaneo ci incuriosisce tantissimo sapere se l’ispirazione è personale oggettiva o soggettiva, proprio per i motivi succitati, fin qui dicevamo… poi ciò che potrebbe essere altra ispirazione da fatti reali o mera fiction. Spunta Davide, che nei modi che non vi sveleremo praticherà un’influenza non indifferente per indirizzare Manuela verso diversi bivi, dove la strade da scegliere sono sempre tutte quelle che un bivio ci pone, pensate un po’ quando invece sono più di uno.

Clicca sulla cover per acquistare il romanzo di Valentina di Ludovico

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Opera ben trattata e che ci auguriamo venga ben accolta dalla critica perché il tema trattato non è soltanto il disagio psichico, quanto le canagliate o le abitudini di altri che ci condizionano e non sempre si riesce a decondizionarci senza prima fare abnormi sforzi.

    Il romanzo di Valentina di Ludovico è un insieme di pugni allo stomaco e di sberle improvvise che stilisticamente e tecnicamente tengono sempre sul filo del rasoio il lettore, tanto da far pensare in alcuni tratti che potrebbe prendere una svolta di genere noir: beh, il noir, inteso come sprofondamento verso un abisso dal quale non risaliremo mai, potrebbe anche starci, ma non inteso, sia ringraziata Valentina di Ludovico, come genere del quale non se ne può di sapere che ogni giorno ne esce almeno uno nuovo; ma ancora: si pensi a chi teme di essere rapito dalla decontestualizzazione del pensiero, da chi è vittima di essere tacciato di follia perché non si aggrega al gregge pensante, in breve a tutti quegli aspetti sociali che metto a dura prova il sistema e il buon equilibrio, per alcuni già precario, delle persone, ecco si pensi a ciò. 

    Un inferno in terra, una vita poco gradita, un gesto contestato da tutti, che quando non viene praticato subisce sempre la critica con la peggiore delle accuse: “quella? È pazza” se, inverso, viene praticato, non riceverà rispetto: “quella? Lo dicevo io, era pazza non poteva far fine peggiore”. Dunque incipit, spunti di riflessione, amarezze ma anche ripresa dal trauma, che vi invitiamo a leggere e approfondire perché non è soltanto ciò che assiste Manuela che la devasta, quanto la scoperta dietro l’evento.

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