Da Letto, riletto, recensito! del 3 febbraio 2025
È “Oltre le sfumature proibite” (Pav edizioni) di
Giusy Africano, il #consigLibro febbraio 2025
Cosa l’ha spinta a scrivere e intraprendere la carriera di scrittrice?
«Le motivazioni che mi hanno spinta in questa direzione sono tante. All’inizio un’esigenza interiore, quasi un istinto, senza consapevolezza certa di riuscire a creare romanzi. La mia passione per la scrittura è stata direttamente proporzionale alla passione per la lettura che ho coltivato fin da ragazza, soprattutto per i libri di narrativa, con il desiderio, oltre che di leggerli, di viverli in un continuo passaggio tra immaginario e realtà».
Ha delle abitudini particolari?
«Il momento più favorevole alla mia creatività è quando tutto tace e la mente è svuotata dalle distrazioni quotidiane, anche e dai problemi. Un’abitudine malsana di scrivere di sera fino a notte inoltrata che, qualche volta, non concilia il sonno. Sono tante le volte in cui preferisco rimandare anche le uscite».
Cosa ricorda delle esperienze dei precedenti libri, prima di arrivare a questo di cui parleremo?
«Prima di “Oltre le sfumature proibite” ho pubblicato altri due libri: IO DONNA una storia siciliana nel 2012 e Generazione Vintage nel 2018. Devo dire che ogni mio romanzo mi ha procurato emozioni e soddisfazioni diverse. Con il primo, nato dal desiderio di raccontare le esperienze di amiche, come me, single di ritorno, ho dispiegato le mie ali e fatto un salto nel vuoto… ed ho volato, scoprendo fili invisibili che andavano da un luogo all’altro, dal passato al presente, viaggiando nello spazio e nel tempo, realizzando così un sogno che credevo irrealizzabile. La pubblicazione di Generazione Vintage, dedicato a mio nipote Marco, mi ha procurato un’emozione incredibile. Lì racconto storie ed esperienze di ragazzi inserite nel contesto degli anni 90, non solo ho suggellato la mia esperienza di scrittrice, ma ho potuto realizzare il mio desiderio di presentarlo presso il liceo Principe Umberto di Catania, al liceo di Niscemi e anche in alcune scuole medie, felice di interagire con gli studenti e le studentesse e di lavorare con loro sulle tematiche trattate nel libro».
Che messaggio ha voluto lanciare con il romanzo ”Otre le sfumature proibite”?
«L’obiettivo di chi scrive è quello di comunicare e lanciare un messaggio, a volte anche in modo inconscio o mettendo qualcosa di sé in quello che si scrive, ma senza la pretesa che debba avere un effetto sui lettori. Essi in fondo, cercano nei libri storie affascianti e rilassanti con personaggi in cui identificarsi e che hanno il potere di creare loro una fuga dalla quotidianità. Il messaggio è palese, dal momento che non si nasce con il vizio, questo è personale e acquisito, imputabile alle frustrazioni, insicurezze o a condizioni di disagio pregresse. Il limite oltre il quale inizia la tentazione al vizio non è così demarcato, ma una sfumatura oltre la quale è facile passare nel raggiungimento del proprio benessere. Per riuscire a liberarsi da ogni tentazione che ci tiene in trappola, occorre averne consapevolezza e, quindi, un’analisi di sé in un percorso di crescita».
Secondo lei c’è un reale rischio che le donne di oggi non siano appagate di nulla, tanto che se realizzano un desiderio es. Il matrimonio, non tengono conto della noia che può sopraffarle?
«In questi ultimi tempi si dà più priorità al rapporto di coppia che al Matrimonio in sé. Si è registrato che le donne oggi si sposano con una frequenza inferiore rispetto al passato, mentre aumentano le separazioni magari dopo un anno, qualche volta anche dopo un mese. Non sono convinta che la donna non sia appagata di nulla. Il desiderio di sposarsi nasce dalla consapevolezza che il matrimonio sia una struttura disciplinata, ordinata, armoniosa… un’isola felice. Si scopre, invece, che nella ripetitività della routine quotidiana tutto può diventare faticoso, noioso e poco stimolante, tanto che si va alla ricerca di qualcosa di nuovo e anche di proibito. Anche l’arrivo di un figlio, come catalizzatore di energie, può rompere gli equilibri. Non c’è più tempo per la cura di sé, a volte si rinuncia anche alla propria carriera e diminuiscono le attenzioni verso il marito e spesso si crea, così una distanza. Al sogno di sposarsi, subentra la tentazione di liberarsene. E in questa libertà ritrovata la donna esprime tutta la sua forza, ripartendo da se stessa, con la voglia di reiventarsi e fare solo ciò che la fa stare bene che è il giusto modo di volersi bene».
Perché in alcuni dei suoi romanzi si parla spesso del ruolo della donna?
«Per tanto, rispetto all’uomo, lo sguardo sulla donna è stato sbilanciato, vista sempre nel suo ruolo di custode del focolare domestico, come se le mancasse la capacità di ricoprire ruoli di prestigio e di potere che invece vengono affiancati al genere maschile. In “Io donna…” e in “Oltre le sfumature proibite” ho esaltato la forza e il coraggio della rinascita della donna. Una donna emancipata, consapevole del suo valore che riesce a gomitate a uscire dallo spazio ristretto della famiglia per realizzarsi anche fuori con responsabilità professionali, ma senza rinunciare al suo tempo e alle sue passioni. Libera di essere come vuole e di diventare quella che desidera».
Quando scrive un nuovo libro ha già tutta la storia in mente o la elabora strada facendo?
«Certamente ho la storia impressa nella mente nelle sue linee generali… man mano che scrivo, i personaggi mi vengono incontro e mi sostengono, io do vita loro e loro danno a me ispirazione. Cerco di dare alle storie un filo logico, coerente e verosimile, anche se spesso mi piace sorprendere e cambiare repentinamente direzione. Amo giocare con la trama ma anche con le parole, ponendole in movimento e cercando le combinazioni più estrose. Mettendo tutto di me… emozioni, sentimenti, desideri, fantasia e immaginazione».
Secondo lei qual è il libro più bello che ha scritto?
«Quando scrivo e mi immedesimo nelle storie, le sensazioni prendono forme diverse, tristezza, malinconia, ironia. Mi piacciono anche le sfide che mi pongo, devo dire che a volte mi stupiscono e magari mi dico tra me ”L’ho scritto io?” Per me sono, come belle creature, ognuna con la propria unicità e diversità e con specifiche caratteristiche».
Si aspettava un riscontro maggiore delle sue opere?
«Sono soddisfatta di un riscontro discreto di pubblico. Le aspettative che ci poniamo sono sempre adeguate alle nostre potenzialità che tendono a migliorare nel tempo. Si diventa scrittori sul vero senso della parola quando si riesce ad entusiasmare i lettori».
Che differenze ci sono nello scrivere i libri che approfondiscono il proibito da quelli come il suo Generazione Vintage dove si approfondisce il dolore?
«Dolore e proibito sono due esperienze personali che hanno un denominatore comune e delineano una medesima priorità: il bisogno di eliminarle. In Generazione Vintage più che approfondire il dolore, che ho preferito tenere un po’ ai margini, ho cercato di mettere in evidenza la resilienza, la reazione all’urto per fronteggiare un dolore in modo da rendere la sofferenza meno grave. In “Oltre le sfumature proibite” si percepisce in ogni storia l’urgenza sempre più forte di eliminare la pulsione per ciò che proibito, soprattutto quando coinvolge la sfera altrui con conseguenze anche gravi, anche se inizialmente può essere gratificante, tanto da essere considerato una virtù da chi ne è coinvolto. La differenza consiste nel fatto che Il piacere si oppone al dolore ma riesce a condensarne la tensione soltanto sulla superficie… la ferita rimane sempre».