Da Letto, riletto, recensito! del 18 gennaio 2021
«A tratti percepisco tra indistinto brusio, particolari in chiaro, più forti del dovuto e adesso so […]». «Ha ragione Federico, comunicare fa male». In queste due frasi attinte dalla prosa di Giovanni Lindo Ferretti, plasmate in canzoni, la prima dai C.S.I., la seconda dai P.G.R., racchiuderei l’ispirazione di Stefano Pomes nella stesura e relativa pubblicazione (Scatole parlanti, 2020) di ciò che è definibile un caso (anche psico-musicologico) letterario. Attenzione, non tragga in inganno nulla da queste prime e poche battute. Il titolo del romanzo Ti prego non ridurmi a icona è similare a quella sofferente urlata, nella sua accezione straordinaria e unica di GLF che recita «Non fare di me un idolo mi brucerò, se divento megafono m’incepperò». Lo scoop però nell’opera dell’autore tarantino, sta in primis nel fatto che l’ombra dei CCCP/CSI/PGR/PGGGR, sembra essere assente, proprio perché ad eccezione del titolo stesso, che subito ci ha fatto pensare al brano d’apertura del fu, nuovo progetto (C.S.I. nell’album ‘Ko de mondo’) di Ferretti e compagni nel brano ‘A tratti’, non vi sia per nulla, quanto invece il cooprotagonista che è il leader indiscusso della band ‘I Cani’, Niccolò Contessa. Questi, sovvertendo l’intenzione di lettura, diventa protagonista, ma nella discesa verso gl’inferi psicogeni di quello che è il vero protagonista del romanzo, che si chiama Stefano, che ovviamente non è il cantautore della nuova scena indipendente italiana. Non confondiamoci, rimettiamo in ordine le trame.
Niccolò Contessa esiste davvero e Stefano Pomes lo incensa ‘ossimoricamente’ forse con ‘bastonate turpiloquianti’ ed ‘esaltazioni intuitive’, per la grandezza poetica dei suoi testi. Magia magica… ‘magggica’ con tre G (come la squadra capitolina sponda giallorossa, che ha partorito il re del calcio contemporaneo: Francesco Totti), è ciò che emerge da questo intrigante romanzo che prende la forma dello scambio epistolare, ma unilaterale tra il protagonista e l’altro (non) protagonista. Ad ogni sventura, ad ogni gioia ad ogni emozione o sensazione, al sentire il terreno sotto ai piedi che ti fa vacillare, dunque un sano attacco di panico, insomma a tutto quanto accade a Stefano e alla fidanzata Lucia, vi è una risposta consegnata nel piatto di platino da Niccolò. Stefano si arrabbia: come è possibile che Niccolò sappia tutto ante litteram? Non lo sapremo mai, se non ultimiamo un libro che di innovazione ne ha tanta e che sviluppa una scrittura creativa – sia inteso,
non quella dei ‘corsi di scrittur creativa’, quella è merce da pattume nel 90% dei casi, nell’altro 10% e psicopedagogia di gruppo, ma in quest’ultimo caso ci sono tante figure professionali che possono aiutarci a darci ragione di ogni cosa che vogliamo, a decorrere dal prete che ci libera dal peccato indicandoci i ceci dove inginocchiarci a recitare il mantra del Padre nostro e dell’Ave Maria –, che come troppi romanzi-non-romanzi hanno la solita noiosa storia d’amore come sfondo, Stefano e Lucia per l’appunto, che nel nostro caso potremmo definire colonna (non) sonora di una bellezza e di una attendibilità del reale (si legga il mandarsi al diavolo della coppia, tra ricercati libri impolverati, rari e meno rari nello spaccato della meraviglia libresca romana) che spiegano perché questo libro merita il successo che continua a riscontrare tra pubblico e critica, anche se qualche leggera stroncatura rischia di riceverla, e vi spiego il perché. Riflettiamo solo per un attimo sulle parole di Niccolò Contessa nella canzone “Non finirà”, ecco cosa dice e cosa aggiungiamo come n.d.r.: «La storia (dei successi, n.d.r.) non finirà, non finirà mai». Vero! Non finirà mai se prima o poi non riceve l’assalto stroncante, necessario quando un libro è ben scritto articolato e specialmente nuovo nello stile e nei contenuti e non si hanno più parole per chiedersi: perché nelle vette delle classifiche dobbiamo leggere nomi di squallidi libri ottimi per un falò che si spegnerà subito e non titoli di nuovi talenti dimenticati dal lettore snob che necessita di far chiacchiericcio scevro snervante e inutile, degno di pettegole da cortile del mio condominio, piuttosto che scoprire e indagare tra le righe dei nuovi talenti? Certo, per deformazione professionale (per ben due volte in area psico-editoriale) mi sento di asserire che il decollo di Stefano Pomes ha tutte le qualità per affermarlo nel firmamento che ben conosco e che interessanti editori stanno sempre più scommettendo su se stesse e su nuove voci, dando sberle a major che producono – per dirla alla Permunian – “quei libri da supermercato, quanto invece io preferisco essere un artigiano delle parole”. Pomes lo è e noi la lode gliela diamo!
L’autore
Stefano Pomes, classe 1985, è nato a San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto.
Risiede a Roma dove collabora attivamente a diversi progetti musicali.
Il libro
Titolo: Ti prego non ridurmi a icona
Edizioni: Scatole parlanti
Pagg.: 126
Prezzo: € 13,00
Valutazione: Eccelle, con lode!