Da La Sicilia del 20 aprile 2021
Vincere l’Erasmus: destinazione Barcellona, tra “Sale e sangria”
Università. Mediterraneo e Messina. Feedback positivo e in retroazione. Vincere l’Erasmus, lasciare la Sicilia destinazione Barcellona. Gli interessi, le culture, la musica, le ragazze, belle, che lo sono davvero. Pausa, entra arrogante un’altra storia. Torino, prima volta. Alloggio, c’è Vincenzo, che antepone sempre: “Tu non sai…” a qualunque cosa deve dirmi. Fine pausa. Michele è il protagonista di ‘Sale e sangria‘ (Oligo Editore, pp. 338, € 18), ritorno a dieci anni dal caso editoriale ‘Alice senza niente’ di Pietro De Viola. Michele incrocia tutte le azioni suddette fino a incontrare Celestino, anziano che mi ha ricordato Vincenzo, anch’egli antepone “Tu non sai…”, anch’egli anarchico, con una differenza abissale: Vincenzo è stata una iettatura che m’ha risucchiato vent’anni d’esistenza; Celestino è saggezza che con la sua briosità distare l’obiettivo del momento di Michele.
Formandolo. Le cose non tutte possono dirsi, o forse si sceglie di non dirle perché di perdizione, gioventù e amore, come recita il sottotitolo del romanzo, se ne parli, ma in diverse modalità e in diversi contesti, perché se citi un’aspirazione in un luogo sei stella, in un altro sei un pazzo da emarginare, frattanto ti chiudi, operi e ti formi e t’imponi, senza l’arroganza della pausa. ‘L’amore che strappa i capelli è perduto ormai’ scrive e canta De Andrè: cosa resta? Una carezza. No! Manco quella. Perché l’amore nuovo ad esempio, non risana ma ti cambia e valorizza, ma solo se il saggio che incontri è davvero tale e non puoi che essere tu, proprio tu e non è allucinazione. Libro testamento da non poter non ‘attraversare’. ‘Sale e sangria’, necessario, anche per gli astemi alla lettura!