Da La Sicilia del 23 gennaio 2023
Viaggio nella grande Russia in cerca dello scrittore scomparso
L’omaggio a Erofeev in ritorni e meraviglie d’omaggio al mondo russo è “La lacrima della giovane comunista” (Arkadia, pp. 180, € 15) di Giorgio Bona. La passione per la Grande Madre è palese sin dalle prime battute. Un docente di letteratura russa, riceve un libro di Venedikt Erofeev. Non si sa quasi nulla dell’autore, ma la stupenda scrittura lo incuriosisce, vuole cercarne luoghi e ambienti. Il professore si attiva per intraprendere un lungo viaggio, in treno, come la Russia desidera d’essere vissuta: tutto è visibile della sua meraviglia, tra gelo e nebbia. Ma è qui che la scrittura del Bona consegna sorprese che miscelano uno stile come il noir (dal viaggio intrapreso verte alla ricerca di chi gli lasciò il libro e una volta individuato lo trova morto); la bellezza del lasciarsi andare a fumi d’alcol e passioni d’altri tempi (l’incontro con la bella Olga), fino ad approdare a stati di lungimiranza confusi con allucinazioni: la vita di Erofeev è la meta assoluta del docente che pensa e si raccoglie in momenti molto intimi tra interrogativi e solitudini che lo pongono innanzi a un personaggio che forse ha scritto divinamente perché in preda a dipendenze.
Ma la domanda più probabile è se furono le ristrettezze sovietiche di un tempo a renderlo un disperato dedito al collasso alcoolico e al disturbo sociale che subiva e dava. La risposta è nel romanzo, che in certi momenti sembra unire la voce narrante, la scrittura e dunque l’autore e il personaggio intriso di una fiction che tale non appare più: chi fu Erofeev? E perché non godette di una fama degna di merito? E la sola vita disturbante che racconta lo sfondo di luoghi narrati di una Russia che fa venire i brividi a pensare come si è ridotta oggi? E il titolo? Sicuramente il risveglio per riportare un genio nel podio che merita.