Da La Sicilia del 20 ottobre 2022
Un libro per tutti e per nessuno
I temi. Tra teodicea e modernità il saggio di Antonio Coratti si approccia a religione cattolica e socialismo ateo con il contributo degli studiosi di “Filosofia in movimento”
Ne “I fratelli Karamazov” Dostoevskij fa incontrare Gesu con il Grande inquisitore di Siviglia in piena santa inquisizione, ne scaturisce un dialogo di altissima tensione intellettuale che tocca temi di importanza capitale e polemica tra religione cattolica e socialismo ateo. Il saggio “Il Poema del Grande Inquisitore: tra teodicea e modernita” (Castelvecchi, pp.304, € 22) curato da Antonio Coratti si presenta con il contributo di studiosi di diversi approcci, quali Stefano Maria Capilupi, Gaetano Lettieri, Mario Reale e la siciliana Antonina Nocera (in foto). Il curatore ha spiegato l’importante impalcatura filosofica dell’opera, sebbene Dostoevskij non si definisse filosofo: stricto sensu qual è la novità di questo nuovo saggio? «Condivido questo saggio col gruppo di ricerca “Filosofia in movimento” e in particolare con la Nocera, curatrice del progetto “L’altro Dostoevskij” che abbiamo portato avanti per il bicentenario della nascita dell’autore russo. Quanto alla domanda, da molti anni svolgo ricerca sul concetto di modernita, progresso e secolarizzazione. “Il Poema” ha sempre rappresentato un momento fondamentale di confronto e riflessione riuscendo a cogliere lo stretto rapporto tra teodicea e modernita; valuti che per Dostoevskij ogni sistema politico, anche secolarizzato, e sempre “teologico-politico”. E un punto questo, su cui insiste particolarmente il Lettieri nel suo contributo, mettendo in evidenza come, secondo una lunga e nobile tradizione di pensatori che va da Cicerone a Derrida, passando per Hobbes e Tocqueville, non si da comunità politica senza religione e viceversa. Il cristianesimo e dunque per Dostoevskij problema politico tout court, di cui l a civilisation occidentale o il socialismo, che ha criticato spesso e aspramente, non sono che mero riflesso storicamente determinato.»
Quanto alla traduzione di Capilupi, quali sono gli elementi di novita presenti? «La professionalita di Capilupi e la sua profonda conoscenza dello stile e del linguaggio dostoevskiano sono riuscite nell’impresa di dar espressione alla tensione continua tra il teologico e il quotidiano, il liturgico e il prosaico, che caratterizza la scrittura dell’autore russo.» I contributori sono saggisti di varia formazione, qual è stato il criterio di scelta? «Il primo nome che voglio fare e Antonina Nocera, critica letteraria che alla poetica di Dostoevskij ha dedicato i suoi saggi piu importanti: questo progetto lo abbiamo pensato insieme. Il suo saggio ripercorre accuratamente le tappe che hanno condotto lo scrittore russo all’idea del Poema, riuscendo a raccontare una storia avvincente da cui emerge la complessa personalita dell’uomo oltre che dell’autore. Il fil rouge che anima il volume e il rapporto tra teodicea e modernita nel Poema e, in questa prospettiva, abbiamo deciso di coinvolgere Mario Reale, acuto e profondo studioso della filosofia politica moderna e del pensiero di Hobbes e Rousseau. A lui ha risposto, con un dotto saggio Gaetano Lettieri, storico del cristianesimo e soprattutto, per cio che piu ci interessava in questo contesto, esimio studioso della figura di “Gesu eretico”. Lo stesso Capilupi, oltre la traduzione, ha contribuito al volume con un saggio che propone un’interpretazione illuminante della “teodicea capovolta” di Dostoevskij.» A chi è rivolto questo testo? «Non me la sento di definire un preciso “pubblico di lettori”. Mai come nel caso del Poema e valida l’idea nietzscheana di libro per tutti e per nessuno.»