Vivere il momento della separazione, per cause naturali, la malattia che ispira l’affermazione che da il titolo al romanzo di Crocifisso Dentello: “Tuamore” (La nave di Teseo, pp. 128, € 17). L’autore siculo-brianzolo, narra Colei che rappresenta il cordone ombelicale della vita, la Mamma. Melina è la sua, forte e determinata, che tiene (al)la famiglia unita. Sposa di un cugino, ben presto si trasferiranno al nord per migliorare la qualità della propria vita, scontrandosi con posizioni razziste e superando incomprensioni e atteggiamenti di due modus vivendi opposti. Oltre la metà degli anni ’70 la famiglia cresce con l’arrivo dei figli e con loro le classiche ansie. Melina e Cristoforo li allevano, mentre la vita scorre come molti italiani: il gioco del calcio, marito e moglie tifosi di due squadre diverse, ispirazione per simpatici siparietti in famiglia o l’interesse per le vicissitudini politiche di anni turbolenti.

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Apprensiva specie con Crocifisso perché, a differenza dei fratelli, non ancora sposato, presentava però ambivalenza nell’accogliere, quelle volte che l’autore, giovanissimo, portava a casa le amiche, tant’è che si verificavano momenti di imbarazzo, forse per quella focosità sicula che ci contraddistingue; ma non solo, anche episodi che facevano litigare i coniugi, dopo ore di attesa per prepararsi al meglio per un matrimonio, dove furono invitati, e tutto quel ‘luccicare’ si rovinò in un ‘frame’ per salvare un gattino che non voleva discostarsi dalla loro automobile: esilarante e magnificente la penna dell’autore, che in un momento delicato di attenzione mi ha fatto sorridere. Tuamore è libro/caso perché rappresentazione di un must genitoriale ancora in voga e non si spiega perché non è stato encomiato dei maggiori riconoscimenti nazionali.