Pubblicata per i tipi di Les Flâneurs Edizioni, l’antologia “Tra amiche” (pp. 231, € 18,00), curata da Ivana Margarese, annovera altre dieci autrici provenienti da più parti dello Stivale che nell’ultimi anni hanno rivoluzionato l’idea di certa letteratura che sdogana la pressante narrazione poliziesca. Le autrici sviluppando oculate ricerche su donne che hanno lasciato un segno senza preoccuparsi di mandare al diavolo ideologie varie e legami sentimentali (si legga il potentissimo e magistrale “che persa non vada la trama” Penelope di Itaca e Oriana Fallaci”, di Daniela Sessa), ponendo l’accento sulla bellezza dell’amicizia al femminile e sconfessando così quel becero luogo comune che le donne non possono essere amiche e complici. Partendo dal ‘processo’ mitologico o da illuminati tra i primi della filosofia riconosciuta nelle accademie, il ruolo della donna è quasi sempre oscurato ed eliminato e grazie ai capitoli di questo progetto troveremo quella risposta che può mettere a tacere l’ideazione che tra donne non possa ergersi nemmeno un incipit di creatività. Sibilla Aleramo e Fausta Cilente, narrate dalla Di Cesare, Giacinta Pezzana e Eleonora Duse (Pasanisi), la monumentale Cristina Campo e i suoi contatti con Anna Cavalletti e Margherita Pieraci Harwell e “La tenerezza del corpo. Hannah Arendt e Mary McCarthy”, della Margarese o ancora la scandita bellezza sulla philia in Cassandra e Ifigenia (Indelicato) avviano verso una crescita esponenziale che culmina l’approfondimento senza rabbia e senza squallidismi ne “L’erotica dello Spirito: la sorellanza eretica tra Emily Dickinson e Susan Gilbert” di Margherita Ingoglia non dimenticando le altezze alchemiche di Leonora Carrington e Remedios Varo esaminati dalla Amadio sul tentativo dell’amicizia.

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A chiosare, altre quattro storie incrociate e dettate dalle penne ardite di Antonina Nocera con la tragica intimità nella costruzione amicale tra Marina Cvetaeva e Sof’ja Gollidej o i passaggi da un luogo conosciuto alle redazioni della Rossanda e della Vasio, quasi un monito verso il cambiamento, narrato da Dafne Leda Franceschetti per approdare ai più ontologici dei capitoli, dalla visione della Sontag e Leibovitz, della Grispello, all’apoteosi dichiarazione di verità di un fatto contemporaneo tra Monica e Antonella firmato da Maria Oliveri, capitolo finale che spiega i danni del patriarcato ancora attuale.