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SMF per La Sicilia – Storie criminali di alcol e blues – Intervista a Giovanni Coppola su “Bourbon in un giro di blues”

4 Gennaio 2024 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, Interviste
SMF per La Sicilia – Storie criminali di alcol e blues – Intervista a Giovanni Coppola su “Bourbon in un giro di blues”

Da La Sicilia del 4 gennaio 2023

Storie criminali di alcol e blues

Il romanzo di Giovanni Coppola. «Certi generi musicali o serie tv sono diseducativi e stimolano nei giovani uno spirito di emulazione che capovolge la piramide dei valori»

Uscito il 22 dicembre, “Bourbon in un giro di blues” (Algra, pp. 180, € 14), è il nuovo romanzo dello scrittore etneo Giovanni Coppola, che torna in libreria dopo l’apprezzato “Una comune storia sbagliata” (Premio della Critica Etnabook 2022). C’è la violenza della strada, l’immobilismo inestetico e una storia di corruzione. Ma anche mafia, solitudine sentimentale e la scoria dolorosa degli anni di piombo. C’è un pub, soprattutto, dove si incrociano sogni, speranze e delusioni dei quattro protagonisti. Il romanzo coinvolge il lettore in una trama ricca di colpi di scena che offre svariati spunti di riflessione, che lo stesso autore ci spiega specie perché nei suoi romanzi i protagonisti, hanno il destino dei vinti. «Più che vinti sono dei disillusi, dei non sognatori. Affrontano e accettano la vita con le armi del disincanto. Io credo che la felicità non consista nell’avere la vita perfetta, ma nel saper trovare la giusta forza e le giuste motivazioni per superare gli ostacoli che di volta in volta si incontrano. La perfezione non esiste e qualora esistesse sarebbe eccessivamente noiosa da raccontare». Ancora una volta la periferia, la città, il dolore: «Il mio è un realismo critico, una fotografia lessicale, un’istantanea che rifiuta le adulterazioni. Avverto il bisogno tommaseo di raccontare ciò che vedo, che sento, senza filtri, senza tatticismi sentimentali o di lucro.»

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Cosa e chi ha ispirato questo romanzo? «Sono d’accordo con chi ha detto che i romanzi nascono da una idea o da una immagine seminale, a cui successivamente se ne aggiungono altre. Questo è nato da una idea delicata a cui successivamente si è aggiunta una immagine dolorosa.» Al netto del suo realismo critico, mi sento di affermare che è un romanzo politicamente scorretto. “Lo è! Esce fuori da certi schemi stucchevoli e soprattutto ipocriti. Essere aderente alla realtà non significa adulterarla per i propri fini ideologici, semmai significa affrancarsi dai pregiudizi e dai dogmi del pensiero dominante, anche se si paga un costo alto in termini di solitudine e di esclusione.» Vuole dire che si danno spazio e favori a certi argomenti piuttosto che ad altri? «È così, se oggi vuoi avere successo nella letteratura, nel cinema e nella musica devi aderire ad uno stereotipo gradito ai monopolisti della cultura. Lo stereotipo è veleno, serve solo a compiacere coloro che imprigionano la cultura dentro schemi e pregiudizi. Non è libertà di linguaggio, di pensiero, di cronaca. È difficile scrivere storie diverse che non rientrano nello stereotipo, storie dove lo schema viene ribaltato, dove si rimane aderenti a quelle realtà che cozzano contro i dispositivi del buonismo militante.» Mafia, anni di piombo e amori dolorosi… «Beh, a dire il vero non racconto una storia di mafia, ma di malvivenza, di certi modelli delinquenziali che per molti giovani sono delle stelle comete. Certi generi musicali o serie Tv ad esempio, sono diseducativi e stimolano uno spirito di emulazione che capovolge la piramide dei valori. Anni di piombo: la morte dell’agente di polizia Annarumma e quella del militante di destra Paolo Di Nella rappresentano le due parentesi che aprono e chiudono la stagione degli anni di piombo. All’interno di esse sono state scritte orribili ingiustizie e stomachevoli menzogne. É la storia di uno dei miei personaggi. Amore: il dolore che provoca quando finisce è l’unico avvenimento che mi sento di definire veramente democratico: appartiene a tutti, senza riguardo di ceti sociali, generi e razze.»

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