Da La Sicilia del 14 febbraio 2023
Sciara, dove tutto è sicilianità
Opera prima. Debutto al libro per Marina Mongiovì con una intensa raccolta di racconti/capitoli
«Velo d’ironia per parlare di fede che diventa superstizione e chiacchiericcio elevato a verità»
“Sciara” (Kalớs, pp. 168, € 15) è il debutto al libro, interamente firmato da Marina Mongiovì, nonché secondo volume della collana “Talé”, curata dalla scrittrice e giornalista Giusy Sciacca. L’autrice aveva già pubblicato assieme ad altri, in antologie e riviste, ma questa raccolta di racconti, molto particolare, ogni inizio e fine si collegano a quello successivo, diremmo capitoli/racconti, nel finale dell’opera trovano una motivazione allo stile intenso, vicino al concetto di ciclo della vita: nascono, i racconti/capitoli, col rituale della salsa di pomodoro, attraversata da personaggi, molte donne per chiudersi col medesimo rituale. Il tutto è intriso delle più improbabili vicende succedutesi nella storia: dalle guerre ai mondiali di calcio, et alii). Focus dell’opera è la sicilianità, «riportata anche con descrizioni fedeli ai luoghi naturali come atto d’amore alle mie origini» con insert onirici monito di svelamento durante la lettura.
Quanto all’ispirazione dichiara che: «Forse la pennichella estiva, l’arrivo dello scirocco che fa perdere il senno, un tema così caro a noi siciliani. In Sciara, infatti, dà vita a un mulinello di storie. Una lunghissima ed estenuante estate che odora di erba secca, di sciare roventi che scendono dal vulcano e diventano un limite invalicabile.» Lei è anche una fotografa (una sua opera fu selezionata da Letizia Battaglia per la mostra tenutasi nel 2021 al Wegil di Roma): in “Sciara” rappresenta immagini? «Assolutamente, basti pensare che “Sciara” è un deserto ma anche terra per mettere radici». Cioè? «La sciara è roccia immobile che, un tempo, è stato magma in movimento e, da qualche parte, conserva il suo fuoco primitivo. Ecco, “Sciara” è dedicata a tutti quelli che mettono le radici nei deserti.» La struttura onirica è contestuale al tema: si è spinta oltre? «Seppur nell’atmosfera onirica, in ogni racconto ho voluto affrontare determinate tematiche. E nonostante l’ambientazione storica e il velo del sogno (o incubo?) sono tutte tematiche molto attuali.» Con forte connotazione femminile! «Si, ma non solo: l’emarginazione di chi è considerato diverso; la criminalità come scelta o come condanna e attraverso le memorie e leggende degli anziani raccontare l’atrocità delle guerre.» Perché questa connotazione nonostante rappresenta una visione globale dei generi? «Da donna, ritengo sia inevitabile. Il sentire e lo sguardo sul mondo risente del proprio corpo, della formazione, della somma delle proprie esperienze. I personaggi femminili di “Sciara” sono cresciute con dogmi, superstizioni, con delle etichette ben precise, a volte marchi indelebili. Sono storie oniriche, ambientate in un altro tempo, ma forse non molto distanti dall’oggi.»
“Sciara” è anche leggerezza di una risata che rilassa il lettore: c’è volontarietà? «Il mio libro è anche raccontare, con un velo di ironia, la vita di paese di provincia con la fede che si fa superstizione, con il chiacchiericcio che diventa incrollabile verità, con credenze passate ma forse non del tutto.» Quando ha deciso di pubblicarlo? «Le riviste letterarie hanno avuto un ruolo importante. Essere selezionata e pubblicata mi ha dato coraggio. Così, poco dopo la stesura del libro, ho visto che Kalòs cercava nuove opere, ambientate in Sicilia, e ho inviato il mio manoscritto. Dopo diversi mesi sono stata contattata da Giusy Sciacca. Mi ritengo molto fortunata, perché ho trovato una bellissima realtà, in cui si lavora con passione e professionalità.»