Da La Sicilia del 4 marzo 2023
“Rose di capodanno”, omicidio fuori dagli schemi
Doppie diagnosi, suicidi a salvezza altrui, vissuti torbidi, commissari e violenze per ottenere aiuti. È questo “Rose di Capodanno” (Vallecchi, pp. 312, € 18) il romanzo di Caterina Falconi, che intinto di basici da brividi, svela l’assassino in un intreccio tra l’azione e il ricordo di ogni personaggio che ha plasmato. In un centro di riabilitazione psichiatrica, gestito da Suore Gertrudine e dal medico dott. Savoca, uomo descritto con molte ombre sulla propria identità, nonché narcisista e antisociale, si rinviene il cadavere dell’operatrice Claudia Paladini, che da quest’ultimo fu vessata sessualmente perché necessitante di molti soldi per salvare la vita del malatissimo figlio. Le indagini si complicano quando emergono le violenze sessuali subite dalla vittima ed è Vera Ferri, ispettore incaricata dalla PM Travaglini, a scoprirlo assieme ad intrecci che rimandano a personaggi che, tra chi la collabora sul territorio e chi dietro le quinte, presentano tutti similitudini, che confondono la stessa Vera, che improvvisamente (maestria della letteratura!) viene salvata dallo psichiatra Dejana e dal commissario Farandola perché vittima di un tentato avvelenamento. Questo salvataggio apre un mondo sulla storia che afferma il messaggio potente dell’autrice: chi sono i narcisisti, i manipolatori, i triangolatori, i veri malati socio-mentali?
Le persone semplici che scrivono due gerundi di fila con una sintassi lontana da certi patriarcati accademici o arroganti professioniste che sbandierano l’amore per il prossimo, urlando per le strade delle città con la scusa di supportare l’uguaglianza per poi abusare dove possono, non rispettando canoni deontologici in materia di formazione e lavoro? Certosino e fluido il romanzo della Falconi è manifesto dello squallore contemporaneo.