Da La Sicilia del 15 dicembre 2020
“Quinto libello di pezzi tesotici” chiude un ciclo
Con esternazioni profetiche e resilienti lo scrittore Giovanni Sollima, ancora oggi sulla breccia dell’onda con ‘La taverna di Alfa Ninnino’, un classico pedagogico favolistico, a distanza di diversi anni chiude il primo ciclo dei suoi “Pezzi Tesotici”. Spesso confuso per sillogista, i suoi esordi risalgo a oltre vent’anni fa, l’autore si forma nello stile apparentemente quieto ma che come ogni bravo maestro del dubbio e della cura verso l’altro scatena subbuglio nell’intimo recesso dell’animo, rendendo l’uomo ciò che è: polvere in angolo da essere spazzato perché fastidioso! Il Sollima che è uno psichiatra ‘out-sider’, decise infatti di non specializzarsi in quel calderone d’area terapeutica preferendo la psicodiagnostica e la psicomotricità funzionale, proprio per onorare la pedagogia, come prima riflessione greca del V sec. a.c. disintegra i post modernisti che inflazionano il suffisso ‘psi’. Come? Riconoscendo la matrice filosofica come ‘atto del giusto’ verso la sapienza che pone interrogativi contro la complessità, contro lo snobismo per un titolo, contro ogni forma discriminatoria o di carezzevoli sviolinate che noiosi macellati puntano verso altri, quando ne sono padri indiscussi, del macello. Perché, si chiede, non dovrei annoverare dove il ‘topos’ è spinto a tutti i costi nel baratro del delirio mediatico? Eccolo a narrare il periodo dei forconi, l’insonnia per decollare, il dolore Vs depressione e la perdita della madre. Madre simbolo di benessere e rivoluzione, nella retroazione d’un futuro concepito per errare e gagliardamente con stizza imperiosa mitraglia chi osa! Non sempre si può essere pavidi Giovanni, e stavolta col tuo ‘Quinto libello di pezzi tesotici’ (Controluna ed.) la sua penna approda dove lei merita.