Da La Sicilia del 10 settembre 2022
L’ultimo viaggio in biciletta di Giuliano Scabia
Pubblicato postumo da Einaudi “Il ciclista prodigioso” (pp. 150, € 19,00) è l’ultimo atto del testamento che l’unico Giuliano Scabia ha lasciato al mondo della letteratura, prima di salutare questa terra per ritrovarsi chissà dove. È proprio questa sensazione di ritorno ‘altrove’ che ci spinge ad affermarla con metafora, grazie alla conoscenza dei volumi e dell’opera intera dell’autore patavino scomparso nel 2021. In questo capitolo finale la simulata del tempo è personificata dal figlio Ercole che di ritorno dall’India, nonostante chilometri ve ne siano molti, si accorge che quelli tangibili sono soltanto una piccolissima parte del suo viaggio nel tempo che supera i confini indiani. L’amore, quel non si è più capito nulla di cosa possa essere, se respiro fluido e piacevole o tortura: “Fu così che Ercole , cominciò a capire quant’è difficile l’amore – e quanto deve nascondersi e camuffarsi per non venir bastonato”; la malattia mentale scaturente la preghiera universale distorta: “Dov’eri Padre – in che cielo, quanto ordinasti ad Abramo, il padre, di accoltellare Isacco, il figlio?”; la frequentazione del bar e altri movimenti che ogni umano può compiere nel quotidiano, ispirandosi alla vita, trasformandola in ciò che realmente è e appare piuttosto che essere sognatori disinvolti ma disillusi. Lo stile seppur può apparire immaginifico, rappresenta il realistico approccio che il raffinatissimo Scabia aveva con società, scrittura e narrazione, intersecando pagine intere che sembrano essere poesie che scuotono come una mitragliata: non uccide ma mette in allerta tutto il futuro improbabile che può presentarsi. Borghese gentilezza e bontà popolare, è questo “Il ciclista prodigioso”, che affermano le umanissime inclinazioni di Giuliano Scabia.