Da La Sicilia del 6 giugno 2022
La rinascita interiore passa dalle note di “Il cuore si scioglie, l’amore gocciola”
Apprezzato come autore di colonne sonore e di testi, tra i quali “Sarai” e “L’amore è amore”, per Alessandro Canino
Non nuovo a esperimenti musicali, che sin dagli esordi hanno riscontato l’interesse della critica e del pubblico, Francesco Foti (lo ricordiamo curatore di colonne sonore, e autore di testi, tra i quali “Sarai” e “L’amore è amore”, per Alessandro Canino) dagli esordi nel 2013 con “L’uomo nero” (spiazzante quanto dolce ninna nanna di speranza per i diritti dei bambini con “la parola nero che danza sul pentagramma”), ha sempre osato nelle parole cantate, musicate, ispirate, senza mai essere scortese. Nativo di Giarre, si è «costituito di musica geneticamente» dato «che mi nonno materno era polistrumentista nella banda della città; mio zio violinista per diletto e i miei genitori amanti della musica». Dunque lei è cresciuto circondato da suoni: «pensi che miamadre aprì il primo negozio di dischi a Giarre attirando avventori non solo dell’interland jonico etneo». Il suo orecchio ha una formazione classica: «Beethoven, Mahler, fino al contemporaneo Sollima», anche se i suoi artisti preferiti si instillano nel cantautorato italiano: «Rino Gaetano, Giorgio Gaber e Lucio Dalla». Ascoltando il suo nuovo singolo, “Il cuore si scioglie, l’amore gocciola”, il richiamo agli amati Pink Floyd, Depeche Mode o The Cure, non ci sono, ma solo nelle atmosfere musicali, piuttosto si scorge una potente traslitterazione dal suono: dagli strumenti dei succitati, alle parole e all’inclinazione del gioco della voce dell’etneo. C’è storia e letteratura in Foti e c’è la maturità che, ai giorni nostri, con l’ultimo
singolo lo ha proiettato a centinaia di migliaia di visualizzazioni nei canali social: «è una canzone sull’amor proprio e la conseguente rinascita interiore», incalza. Forse c’è autobiografia e stando alle rielaborazioni dei tempi che cambiano in fretta, costringendoci ad un adattamento a tratti annichilente, grazie al dinamismo lullabyano della voce Foti fa un esposto chiaro e diretto della volontà di ripresa che ogni umano nutre, evitando di chinarsi all’adattamento di cui sopra. Dunque seppur la versatilità artistica (il secondo singolo “Tàn Tàn Tàn” del 2016, dove manifesta un’anima rockn’rolle, miscelando ironia e noir per denunciare i mali dei nostri tempi, con un videoclip di oltre 85.000 visualizzazioni su YouTube, la cui regia è firmata dal regista Vladimir Di Prima) non lo coglie impreparato, Foti, rimette in gioco se stesso e il mondo intero, nel disagio e nella sobrietà. Elementi, come quelli studiati (ha una laurea in farmacia nel cassetto), che gli hanno permesso di varcare confini dello Stretto in zone e regioni dove forte è la sensibilità dei cambiamenti dopo tragedie e calamità naturali, ma anche un mood diverso rispetto la terra di provenienza: si è esibito nel Molise e in Abruzzo (regione che sceglierà dove vivere per un periodo e che gli consegnerà le chiavi d’ingresso della storica band punk rock “Kusameze”. Rientrato definitivamente in Sicilia, nel 2018 fonda “L’Acustico Duo Denò” con il chitarrista Gianluca Russo degli Esperia N.P.S.