Pubblicato alla fine del 2022, “Arte terapia dell’anima, guarisci te stesso” (Fefè Editore, pp. 163, € 15) di Marcello Riccioni, che vanta la prestigiosa prefazione di uno dei maggiori pedagogisti italiani, Daniele Novara, avanza una svolta nella ripresa esistenziale dell’uomo. Con delle foto di straordinarie opere d’arte, l’autore sviluppa la volontà di auto supporto che si può esercitare innanzi al concetto di bello e/o scuotimento. Abituati alla Sindrome di Stendhal, che nei quadri clinici impone il solito processo negativo di shock che non sapendo di cosa trattasi induce la persona al terrore con relativo intervento di origine psichiatrica, con il volume in esame, suggestioni, impressioni, emozioni sono chiavi che scavano l’intimo recesso dell’animo portando il soggetto a guarire da quei malesseri dei quali non riesce a dare spiegazione. Riccioni è originale, più opere già lasciano il segno di questo docente di arte, ma con questa possiamo affermare la determinazione nel coniugare i concetti di ri-educarsi (lo riporta anche in quarta di copertina) ad una sensibilità di cura grazie all’arte. La cura più profonda che è nell’anima, dunque nella psiche.

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C’è tutto: da una psicoterapia artistica a una influenza di scardinamento delle gabbie del terrore, da un ammaliarsi innanzi a un dipinto a una scelta senza dubbio forte e storica del riconoscere antropologicamente cosa spinge a cogliere il movimento del benessere. Viene da pensare che le indicazioni consegnate da C.G. Jung, delle volte messe ai margini da certa psicoterapia del “qui e ora”, nel libro di Riccioni, trovano ampio respiro e risposte pronte ad essere colte da ogni persona che necessita di sentirsi coccolato da quelle opere che più lo coinvolgono. Meritevole d’attenzione, adozione accademica e per dibattiti extra-accademici.