Da La Sicilia del 21 dicembre 2023
Gli orrori di violenza e schiavitù
Il romanzo “Giù nel cieco mondo” di Jesmyn Ward è una forte denuncia contro gli abusi di chi ha il potere. Un invito a reagire per chiunque subisca soprusi anche in altri contesti
Nel suo nuovo romanzo, uscito in contemporanea mondiale il 7 novembre, per l’Italia, pubblicato da NN Editore col titolo di “Giù nel cieco mondo” (pp. 270, € 19), Jesmyn Ward narra la storia di Annis, schiava in una piantagione della Carolina, concepita da uno stupro subito dalla madre. La quotidianità è pesantissima e la vicinanza di quest’ultima attenua le fatiche e i soprusi di ogni genere della ragazza che fra una faccenda e l’altra riesce ad ascoltare lezioni su Dante, impartite da un insegnante alle due figlie del padrone dei campi dove sono schiave. L’ottimo rapporto con la madre si interrompe a causa di ciò che la stessa Annis subirà, cioè essere vendute: per la giovane inizia una struggente vita senza la presenza di colei che riusciva a proteggerla. La ragazza si fa coraggio e affronta giornalmente la pesantezza della vita ma con una piccola parentesi che le farà vivere una momento di calma grazie alla presenza di una sua coetanea di nome Safi con la quale il rapporto intimo diventa molto stretto. Ma non tardi anche per Annis e Safi si presenta l’inferno della vendita delle schiave, un inferno che Annis vivrà doppiamente perché Safi riuscirà a fuggire. La nuova vita della protagonista si apre con la costrizione di affrontare un lunghissimo viaggio assieme ad altre schiave, legate ai piedi con sofferenze inaudite. Durante questo terribile trasferimento le appare lo spirito di una sua antenata di nome Aza: questi le sta vicino incoraggiandola in tutti i momenti terribili a cui la ragazza é costretta a sottostare, cerca anche di aiutarla a fuggire dopo che Annis viene rivenduta ad una famiglia di New Orleans dove le cattiverie e le atrocità che subisce sono degne della follia dell’uomo, padrone di un libero arbitrio usato per la sottomissione. Il romanzo, rappresentazione di un tempo che non cambia mai, forgiato dell’autrice vincitrice del National Book Award (nel 2011 con “Salvare le ossa” e nel 2017 con “Canta, spirito, canta”) che le fa detenere il primato di unica donna a vincerlo per due volte, è crudissimo e forte, tanto che in alcuni passaggi il lettori può trovarsi a vivere degli stati emotivi molto forti perché non tutto ciò che appare nel mondo sembra essere cambiato.
Ci spingeremo oltre, ma le dinamiche della schiavitù sono le medesime del bullismo o del mobbing o ancora della vessazione di chi è costretto a pagare il pizzo, dove un governo di qualsivoglia colore politico, che dovrebbe intervenire, non è mai presente, piuttosto è connivente grazie ai suoi rappresentanti ben donde pagati e ben donde pronti non solo a proteggere chi conviene loro, quanto ad abusare di un potere che inginocchia nazioni in tutto il mondo. Jasmyn Ward ancora una volta con la sua forza narrativa – e per la traduzione italiana non possiamo non encomiare Valentina Daniele – della verità, ma anche di una speranza del dolore, ma personale e non sollevato da altri (Annis con l’aiuto di Aza si opporrà tantissime volte nella speranza di cambiarlo questo mondo di discrimine), si candida ad essere autrice di un periodo che narra l’abuso dei potenti, ma invitando a non subire e a reagire a quelle disuguaglianze sempre uguali, sempre più che riportano indietro nel tempo, ma che se anche volessi far un passo avanti, tutto ti è impossibile: nasci pietra, nasci sasso, nasci stella: inutile illudersi, quello è il destino che solo in parte potrà essere sovvertito, a scanso di equivoci e giudizi affrettati con il grande aiuto dello spirito guida.