Da La Sicilia del 7 aprile 2021
In esclusiva per La Sicilia, l’intervista a Luciano Modica, autore di Aspetta mezzanotte da giovedì 8 aprile in libreria
Gli incubi si svegliano a mezzanotte
Il romanzo di Luciano Modica. Il protagonista, che si muove fra asperità caratteriali e fragilità, riceve mandato di amministrare un’azienda sequestrata alla criminalità
La poliedricità di genere e stile che emerge in “Aspetta mezzanotte” (Marsilio, pp.256, €17) in libreria l’8 aprile, di Luciano Modica, lo paragona ad Antonio Pennacchi: ambedue approdano alla grande editoria superati i 50.
Il protagonista, Mauro Rapisardi, riceve mandato di amministrare un’azienda sequestrata alla criminalità. Seppur determinato, questi presenta, come dice l’autore «debolezze, fragilità e asperità caratteriali».
Ha cucito la sua professione al protagonista: c’è autobiografia? «Solo in parte. Rapisardi viene catapultato in una sorta di incubo. Nella vita reale l’attività di amministratore giudiziario non raggiunge simili “vette”. La storia è metafora di difficoltà e guai in cui può cacciarsi chi fa quel lavoro, con l’approccio di chi vende cara la pelle. Mi è capitato di dovermi confrontare con situazioni difficili, sebbene ben diverse da quelle narrate».
Diversi personaggi e background tra realtà e fiction: da Mauro a Lo Faro/Finocchiaro al migrante Rashid, dei quali l’autore chiarisce: «Mauro è un antieroe; Rashid è un personaggio centrale della storia, rappresenta gli uomini che cercano di salvare se stessi e le proprie famiglie, obiettivo per il quale sono disposti a correre qualunque rischio».
Ma il ‘clandestino’ che gli associa può essere opinabile?
«Il “clandestino” che uso non ha l’accezione destrorsa. Clandestino non è chi viola la legge entrando in un Paese diverso dal proprio, ma chi subisce una legge che gli penalizza il diritto a vivere».
A chi si è ispirato?
«Ho degli autori di riferimento: Don Winslow su tutti, in parte Joe R. Landsale. Il romanzo però attinge molto alla cinematografia di Quentin Tarantino: racconto, azione, violenza e situazioni grottesche».
Siamo nell’hard boiled tout-court pertanto, quali i tempi di stesura e rappresentanza agli editori?
«Molto lunghi. Ultimato nel 2015 ho impiegato un anno per la stesura. Quanto agli editori, è il 2021 e frattanto ho pubblicato due romanzi. Francamente non credo che sarei riuscito ad approdare ad un editore di grandi dimensioni senza l’intervento del mio agente Patrizio Zurru».
Crea un compromesso tra il boss LoFaro/Finocchiaro e la moglie: inaspettato e geniale! La scrittura può essere il tuo lavoro?
«La scrittura è per me importante quanto il lavoro principale, sebbene è quest’ultimo a darmi da vivere. In futuro chissà».
Il romanzo ha basi fiction con passaggi che rasentano la realtà: teme ritorsioni? «Se le temessi non farei il lavoro che faccio. Ho piazzato a grandi caratteri il logo di ‘addiopizzo’ sui camion sottratti alla famiglia Ercolano. Quando presi quella decisione ebbi qualche timore, ma la presi».
L’amministratore giudiziario, sa che è una partita persa a barcamenarsi con aziende sequestrate a mafiosi? «Lo sa ma i conti si fanno sempre alla fine. Faccio lo stesso lavoro del protagonista e spesso mi sono imbattuto in simili dinamiche (intendo lo sviamento della clientela verso aziende compiacenti o costituite ad hoc). A volte ho perso, altre ho vinto».
Narra di servizi segreti che si scontrano tra cellule interne, il tutto come un gioco feroce sulla pelle di esseri umani: l’era tecnologica perché non blocca questa rogna anti umana? «Perché lo sfruttamento si è evoluto e acuito in nuove forme legali di caporalato proprio grazie alla tecnologia. Pensa ad Amazon, Jeff Bezos ha un patrimonio che un lavoratore con uno stipendio medio impiegherebbe 20000 anni di lavoro per accumularlo. Non esagero: 20000! Sui Servizi Segreti, dagli anni ’70 le cronache sono piene di vicende oscure legate a questi. Cutolo disse che la distinzione tra servizi segreti fedeli e deviati è falsa, poiché lui li riteneva a pieno titolo responsabili di molte delle vicende che hanno segnato le stagioni di sangue della Repubblica. Il romanzo raccoglie alcune suggestioni che derivano dalla famigerata “trattativa stato-mafia” e forse la verità giudiziaria definitiva su questa vicenda non la avremo mai».
Dunque il suo romanzo è di formazione «Assolutamente».