Da La Sicilia del 27 ottobre 2020
Emme come… Massimo
L’intervista. Roscia parla del suo nuovo libro, romanzo intenso ispirato a una figura appassionante, grottesca e paradossale.
Massimo Roscia, torna negli scaffali libreschi con ‘Il dannato caso del signor emme’ (ExOrma, 2020), dove il protagonista velato, è il fondatore indiscusso di un genere letterario: ‘Il viaggio enogastronomico’, che a tutt’oggi è il più diffuso al mondo. I cooprotagonisti sono Carla e i suoi due figli gemelli, lo zio Giordano che va vestito con abito talare e Buf, ampolla di enzimi e chimiche. Carla, donna animata dal senso di giustizia, intraprende con i succitati membri della famiglia un viaggio alla ricerca di fonti che rimettano “la Chiesa al centro del villaggio”, parafrasando Rudi Garcia, il dannato Sig. Emme, per consegnarlo alla storia. Martedì 27 ottobre alle ore 20:45, in diretta dal gruppo facebook ‘Quelli che… Letto, riletto, recensito!’ si potrà interagire con Massimo Roscia: fusione indiscutibile di tutti i personaggi di quello che è già un nuovo successo editoriale.
A quante stesure hai lavorato per questa goccia di platino?
«Per indole sono scrupoloso, pignolo, perfezionista, al limite del pedante e abbondantemente oltre il limite del maniacale. A ciò aggiungi che, oltre a essere uno scrittore, sono un docente e, da molti anni, tra le varie materie, insegno anche editing. Immagina dunque le pene sofferte dal mio povero manoscritto, buttato giù in una sola stesura ma sottoposto a un numero infinitesimale di quelle che gli addetti ai lavori chiamano ‘revisioni a strati’. Quanto al platino, il gemello uno, nel ringraziarti per il complimento, non mancherebbe di sottolineare: il platino è un metallo bianco, lucente, duttile, malleabile e prezioso; numero atomico 78, peso atomico 195,09, densità 21,45 g/cm3, punto di fusione 1772 °C».
Oltre ‘La strage dei congiuntivi’, ti superi ancora una volta: quale l’ispirazione, oltre al capofila della letteratura gastronomica?
«Un’unica, grande, magnifica, inesauribile fonte: la vita».
Chi sono i gemelli tanto ingenui quanto geniali, che riescono a risolvere con facilità diversi tipi di arcani?
«I gemelli altro non sono che «la mente e il cor meco in perpetua lite». E mi perdonerà l’Alfieri per l’azzardata indebita appropriazione».
Buf, acronimo di chimiche: che ruolo hanno e da quale cilindro li hai tirati fuori?
«In un romanzo così grottesco e paradossale mi serviva un personaggio altrettanto grottesco e paradossale. Chi/cosa, dunque, meglio di un Betaidrossibetametilbutirrato Uretanopolibenzenecloroamminometacrilato, Formaldeidetetrametilamidofluorimum».
Lo zio Giordano, un riferimento (storico) per i due nipoti geni…
«Perché Giordano Brun… ops! zio Giordano è l’eroe della ragione e della libertà di pensiero».
Riesci spesso a ironizzare su temi che troppe volte sono superficiali, rimettendoli al posto che gli compete: un mistero?
«Ti svelo un segreto: anni fa ho frequentato un corso serale interdisciplinare che, recitava testualmente la brochure, «vi insegnerà, in soli tre giorni e previo pagamento anticipato dell’intero modulo didattico, a cucinare alla perfezione i canederli in brodo, fare la verticale con una mano sola e raccontare argomenti seri in un tono leggero». I canederli mi vengono sempre troppo duri e sapidi; la verticale non riesco a farla neanche con due mani».
Nel tuo romanzo c’è una motivazione per dibattere sugl’errori del Cristianesimo, abusato dal libero arbitrio dell’uomo?
«Pare che sulla filosofia come scienza rigorosa e sulla speranza tra ragione e sentimento un tale Edmund Husserl abbia scritto cose interessanti».
Paolo Monelli, perché questa accurata ricerca, fino a renderlo obiettivo e protagonista?
«Perché Paolo Monelli era ed è un dannato perfetto».
Lo stesso era un poliedrico amante del bello, del gusto, delle imprese, come e dove ti sei ispirato la prima volta?
«Facendolo resuscitare dalle carte, dai manoscritti, dalle fotografie e dalle altre tracce di vita custodite nel fondo archivistico a lui dedicato».
I personaggi narrati sono e furono tutti esistenti o c’è ne sono di fantasia?
«Più di uno».
Aspettative su questo nuovo romanzo?
«Vittoria in casa e pareggio fuori casa».
Dal tuo esordio letterario a oggi tanti: come vive la sua ascesa uno scrittore che piace molto?
«Non stancandomi mai di ringraziare tutti, uno a uno».
Per chi e perché lo hai scritto?
«Per chi? Per me, per gli altri. Perché? E perché no».
Domanda off topic: il calcio che ruolo ha per te nella società e per chi tifi se tifi?
«Questa è facile; ti rispondo di getto come avrebbe fatto Pier Paolo Pasolini: il calcio è un linguaggio con i suoi poeti e prosatori. Per chi tifo? Per la Magica».