Da La Sicilia del 21 gennaio 2022
Elena Mearini, “Aritmia” e la disfatta della genitorialità
È pernicioso il mood poetico che s’erge in “Aritmia” (Marco Saya Edizioni, pp. 96, € 12,00) di Elena Mearini. Non almanacca la poetessa, scrittrice e docente milanese, per comunicare a chi nelle solitudini trova respiro pur conoscendone e, nel paradosso, apprezzandone il malessere. Ampolloso è lo stile, ma cristallino per tutti. Non si cela dietro ermetismi di inutile fattezze, la Mearini, consegnando al mondo la disfatta della genitorialità che nell’astrazione socio-fisiologica, dunque che non sottende l’essere genitore estrinseco quanto l’avallare interiore della disfunzione del cambiamento autonomo, s’impone e determina ciò che da più parti viene inteso come lagna, a tratti intervallata da agnosia volontaria: “Tanto bravi a nasconderci/ da non ricordare più/ il posto in cui ci siamo messi.” La spinosità del messaggio, s’adombra sulle stelle che il cane accoglie per riposare, mentre lo spavento viene eclissato, guardando in volto la paura, rilassata e osservata, per farne veglia: “Dobbiamo chiudere/ le nostre ferite/ prima che qualcuno ci entri/ a prendere casa.” Cosa intende, se non la complessa azione di velare e nascondere la bellezza dell’intelletto, dello sguardo, del fisico; la magnificenza dell’eloquio, – che si coglie leggendo questi sprazzi di ‘sentire’ ben superiori al categorizzato haiku – che la candidata allo Strega 2021, (ma non solo: sono tante le menzioni e gli approdi in finale ai maggiori premi nazionali: Campiello, Scebarnenco, et alii), in meno di 80 battute riesce a scuotere su ogni pagina? Certamente nessuna ricerca, se non lo stato di filautìa assiologica, che protende non verso se quanto l’esistente: condizione inevitabilmente accadutaci, dalla quale la stessa punta a scostarsi per cadere verso ciò che ci tiene svegli. Significante: chapeau!