Da La Sicilia del 25 febbraio 2020
Metti che un sogno si realizza e chi te lo commissiona vede e pensa così come può essere nelle tue corde. È quello che racconta Daniel Guebel sdoganato in Italia dalla coppia Marino Magliani – Riccardo Ferrazzi, col suo racconto lungo “L’uomo che inventava le città”, originariamente uscito nel 2012 nell’antologia La carne de Evida e che le edizioni Amos hanno scommesso per portarlo in Italia.
74 pagine che ti catapultano nell’Argentina peronista, con quei quid che ti fanno pensare un po’ a Borges, un po’ a Calvino, un po’ agli stessi traduttori. È Rafael Zarlanga il protagonista, ardito nel lasciare il lavoro di calzolaio perché alla vista di una taglierina per lacerare il cuoio, pensò che poteva anche uccidere. Il sogno utopistico di Pèron, una città peronista che livellasse i poveri con i più abbienti, gli fu commissionata dallo stesso Presidente e le delusioni che incontrerà non saranno da poco: galleristi che lanciano illustri sconosciuti perché comprano quadri a catena di montaggio per pochi dollari e per rivenderli 50 volte tanto. Ma Rafael deve cercare tutto quanto possa necessitare per il sogno del Presidente e anche di se stesso. La rappresaglia delle milizie antiperoniste, lo cercheranno, perché sanno di un plastico che giorno dopo giorno un demandato sta costruendo, ma scambieranno per il custode dello spazio dove sta realizzando il sogno utopico. Scapperà in America e poi in Europa. Vecchio e stanco rientrerà in Argentina, dove sarà riconosciuto e dove la sorte gli riserva visioni di Evita Pèron e delusioni: il suo plastico diventato un gioco o il premio come miglior costruttore di genere, quasi del tutto scontato per lui, d’ultimo istante sarà dato ad uno sconosciuto, facendogli tornare alla memoria il gallerista di New York. Sorprese e scoop si susseguono in questo bellissimo racconto.
Pagine tra le più interessanti lette ad oggi grazie al perfezionismo della traduzione che immerge il lettore dentro quelle strade che dovevano restringersi per non far entrare le canaglie al fine di realizzare l’equità sociale; pagine che anche il meno avvezzo all’interesse per la storia, ai drammi esistenziali e a quelli sociali, al fatto che il mondo non ti restituisce mai gli onori che meriti, ti schiaffeggiano e ti si suggellano nella mente il ricordo che la vita è un soffio che merita di essere vissuta anche se la speranza è morta, perché mai nata e mai come erroneamente si pensa, sia l’ultima a morie. Lode!