Da La Sicilia del 30 gennaio 2022
“Crudo” dà voce agli emergenti
Editoria. Il service creato da Michele Vaccari, scrittore e operatore editoriale che mira all’onestà intellettuale. «Collaboreremo con micro case editrici e realtà affiliate a major»
Una piattaforma/vetrina a disposizione di 24 editori a caccia di inediti: “Crudo”, così si chiamerà il service creato da Michele Vaccari, scrittore e operatore editoriale che mira all’onestà intellettuale. Il progetto ha debuttato il 20 gennaio e nasce per opporsi alle ingiustizie che pseudo agenzie editoriali praticano su emergenti. L’idea è di portare ordine? «Non ordine» precisa l’autore ligure, «ma logica. Credere di essere qualsiasi cosa, senza disciplina e conoscenze necessarie è un problema, non a caso il progetto si chiama “Crudo” e dico ‘nostro’ perché siamo un team.» Chi e come siete? «Siamo: diretti, trasparenti, innamorati del progetto grezzo, non ancora “cucinato” editorialmente, acerbo ma vivo, reale: dunque crudo. Siamo cinque: Nicola Feninno di CTRL Magazine e tre editor alla cui formazione ho contribuito personalmente: Alessandra Piccoli, Sara Coradduzza e Silvia Sirolini. Chi si affida a noi conoscerà il curriculum e l’esperienza dell’editor di riferimento, una tipica mancanza dei service editoriali che, nel chiedere fiducia, non offrono la sicurezza di un curriculum di alto livello negando al cliente la sensazione di essere finito in buone mani». “Crudo” smonterà il marcio? «Si sperimenta un nuovo rapporto tra etica e lavoro in un settore ingessato da logiche classiste, familistiche e fondamentalmente capitalistiche». Cioè? «Il profitto è l’obbiettivo di qualsiasi impresa ma non c’è un solo modo per raggiungerlo. Ho creduto possibile attivare dinamiche più virtuose per permettere agli operatori della filiera di instaurare una relazione adeguata a questi tempi così difficili per tutti. Il sistema finanziario fondato sulla competizione selvaggia e senza scrupoli, caratterizzante il rampantismo degli ultimi trent’anni del Novecento, ha mostrato il fianco. Ciononostante, sono ancora poche le realtà, specialmente editoriali, che abbiano deciso di puntare sull’Altro, piuttosto che sfruttarlo. È ora di provare a mettere in campo altri principi.»
Non credi di monopolizzare il mercato? «Collaboreremo con micro case editrici e realtà affiliate a gruppi major. Non abbiamo preconcetti, cerchiamo partner che abbiano dimostrato di saper fare letteratura di rango, editori che non lavorano come pirati all’assalto dell’esordiente o del fenomeno di mercato del momento. Lavorano, pagano seriamente, rispettano il testo e portano avanti, anche quando è controproducente, autori che saranno il futuro della nostra letteratura: rappresentano, per noi, quel che c’è di buono nella produzione narrativa. Nessun monopolio». Quali i tempi d’attesa per una risposta? «Troppo spesso gli editori tengono fermo un testo senza dare risposte, lasciando gli esordienti in un limbo emotivamente distruttivo: un menefreghismo aziendale che trovo disumano, che crea malessere e infine un pregiudizio che coinvolge anche editori corretti. Quarantacinque giorni è la vita media di un romanzo in libreria, lo stesso tempo diamo a un editore per soppesare la validità di ciò che proponiamo: risulta anomalo in editoria, e questo dice molto sulle logiche di potere del settore.» Un’opposizione a realtà che ingannano e spariscono. C’è da fidarsi di agenzie e editori? «Domanda troppo generica: dipende dalle agenzie e dagli editori. C’è di tutto, anche se nel nostro ambito, essendoci più romanticismo intorno alla figura letteraria, è maggiore la tendenza ad approfittarsi degli sprovveduti, a usare il cinismo come metro dei rapporti interpersonali.» La svolta editoriale è annunciata e parte dall’Italia!