Da La Sicilia del 7 marzo 2023
Con Sartori un viaggio nella natura delle nostre relazioni
Dopo “Sono Dio” (la traduzione americana fu inserita tra i Top100 libri dell’anno del Financial Times nel 2019) e “Baco”, Giacomo Sartori, è tornato con una quasi danza della vita dal titolo, “Fisica delle Separazioni in otto movimenti” (Exòrma, pp. 174, € 16,50). Volume che affronta la sofferenza delle separazioni, da quelle obbligate a quelle liberatorie grazie, anche, alla potenza della parola, tant’è che l’autore trentino spiega che «Entriamo e usciamo nelle relazioni con il linguaggio, che è strumento che ci caratterizza e come scrittore è ciò che mi interessa. Tutti i miei testi si aggirano in quello spazio molto caotico nel quale le nostre emozioni e i nostri vissuti si fanno parola, diventano discorsi, sia mentali che detti. Noi scendiamo nel dolore con le parole, ma anche ce ne veniamo fuori con e grazie a quelle.» “Separazioni”: perché ha usato il plurale? «In realtà ero partito dalla separazione più recente, volevo parlare di quella. E poi scrivendo, sono venute fuori anche le altre. E’ qualcosa che mi succede spesso, la scrittura mi porta dove vuole lei, in profondità che non avevo previsto inizialmente, molto più vaste e complesse. Andando in effetti a avventurarsi in territori che sono quelli della psicoanalisi, anche se il mio approccio di scrittore resta sempre molto intuitivo. Quando scrivo non teorizzo, non analizzo, o comunque non coscientemente, non “freddamente”.» C’è molta psicoanalisi: quanto può influire questa e a che rischi può portare la relativa compensazione? «Le separazioni sono delicatissime perché ci rimandano a quella prima separazione, che è sempre difficile, e lascia i suoi segni indelebili, anche quando sembra che non ci sia nessun problema. Personalmente ho fatto un’analisi che mi ha permesso di uscire finalmente dall’impasse nella quale ero da anni e anni, in relazione proprio a queste questioni. Sono riconoscentissimo alla terapeuta e alla psicanalisi. Ma non è così per tutti. Forse sono stato fortunato o insomma ero uno strumento che si adattava bene al mio modo di essere.» Una nuova unione compensa la separazione precedente: esiste un rischio di auto castrazione continua?
«Ogni relazione pone enormi costrizioni e limitazioni, ma ci permette anche di avere dei momenti di felicità, di trovare conforto, di crescere. E in realtà quasi sempre nei rapporti ci rende conto, a posteriori, che quelle limitazioni che ci dava quella data e singolare persona erano esattamente quelle delle quali avevamo bisogno, quelle che dovevamo affrontare per andare avanti nel nostro percorso. C’è un qualcosa di magico, che la razionalità sola non spiega, in questo operare del “caso” proprio nella direzione giusta. Bisogna stare molto attenti ad accusare la sfortuna: ci tiriamo addosso proprio quello che ci meritiamo in quel momento.» Lei parla di diagnosi: dopo averla scoperta? «È il mistero della vita: durante tutta la nostra esistenza cerchiamo di capire meglio noi stessi, e di migliorarci, ma il fine non lo conosciamo, io almeno non lo conosco. Però devo confessare che sia come uomo che come scrittore (e lettore) capire, anche con la sensibilità, non solo con il cervello, è qualcosa che mi piace molto, direi che mi esalta.» Otto movimenti: quale mistero si cela nella scelta del numero? «Nessun mistero, almeno cosciente. Ma non si sa mai, perché spesso sono i lettori, come fa lei in questo caso, che poi rilevano aspetti ai quali non si pensava. Forse davvero questo numero otto vuole dire qualcosa, devo pensarci!»