Da La Sicilia del 29 Luglio 2024
Che cosa non è la mindfulness
L’intervista. Dejanira Bada spiega ne “I sentieri della meditazione” una pratica che si sta diffondendo nel mondo, «una via inclusiva e aperta a tutti, un’ondata che sta arrivando in Italia»
«Nella seconda parte, racconto che NON È psicologia, né religione, né annullamento del pensiero né capitalismo.» Novità e saggezza, è questa Dejanira Bada, conosciuta anni fa grazie all’editrice etnea Villaggio Maori, per proseguire con Giunti, Gribaudo, fino alla nuova pubblicazione per Piemme, con “I sentieri della meditazione. Mindfulness: cos’è, cosa non è e perché ha cambiato il mondo?”, (pp. 205, € 18,90), del quale ha esordito come riportato in ouverture. Come mai questo titolo che affronta la “controparte” del Mindfulness? «Non è controparte… Avevo in mente da un po’ di raccontare cosa NON È la mindfulness. Questo libro è nato dalla necessità di fare chiarezza, perché leggo troppe cose sbagliate e travisate sull’argomento. La mindfulness si sta diffondendo sempre di più in tutto il mondo. Nel resto d’Europa e negli Stati Uniti viene insegnata anche ai bambini nelle scuole, è ovunque, ed è sano che lo sia. In Italia sta arrivando soltanto adesso la vera “ondata mindful” (dopo quella dello yoga), ed è giusto iniziare a informarsi al riguardo.» Che cosa vuol dire, per lei, meditare? «Faccio tesoro delle parole del mistico e poeta tedesco Angelus Silesius: “Uomo, se dell’eternità vuoi dire l’essenza devi prima privarti del tutto del linguaggio”. Ecco, credo che valga per il mistero della vita, per l’eternità, l’universo, e anche per la meditazione.» Perché si teme tanto questa mancanza di spiritualità nella mindfulness?
«Per me è un mistero. Sarà che per ora mi considero un’agnostica che si fa un sacco di domande, innamorata della filosofia orientale ma che non crede nella reincarnazione e totalmente ammaliata dal misticismo ma profondamente laica, non mi sono convertita a nessuna religione, ho radici cristiane… È proprio per questo che amo la mindfulness, perché permette a tutti di avvicinarsi alla meditazione (atei, agnostici, laici, musulmani, cattolici ecc.) e di coltivare o non coltivare la propria spiritualità o religione. Io la considero una via davvero inclusiva e aperta a tutti. Anche perché, nonostante questa “mancanza”, non si perde certo la componente etica della pratica.» Perché l’idea di descrivere cosa NON è? «Perché credo sia l’unico modo possibile per parlare di meditazione, mistica, mindfulness, tutte cose di cui bisognerebbe fare esperienza. Infatti, mi sono prevalentemente ispirata ai grandi mistici cristiani per farlo, come Eckhart, Porete, Silesius. Questi sono solo alcuni dei fautori della via negativa (o anche teologia negativa); una forma di misticismo che nasce da Plotino in realtà. È un approccio apofatico: non si può parlare di Dio e provare a descrivere cos’è, al massimo si può provare a dire cosa NON È. Bisogna intraprendere la via del distacco, liberarsi da ogni definizione, nome, Sé, toccare il fondo del nulla e superarlo, oltre il fondo dell’anima, oltre lo stesso concetto di divino: “Prego Dio che mi liberi da Dio”, scriveva Eckhart.» E in futuro? «Ho vari corsi e progetti in partenza in autunno. Sto scrivendo un nuovo saggio molto interessante e più autobiografico, ma mi prenderò tutto il tempo necessario per farlo… Mi preme dirle che nella terza parte de “I sentieri della meditazione”, sono presenti tre pratiche che arrivano direttamente dal Protocollo MBSR, il metodo ufficiale per la riduzione dello stress basato proprio sulla consapevolezza, la mindfulness.» Di facile approccio alla lettura, come a noi è parso, lo sforzo per ridurre stress inutili sicuramente conviene farlo: da leggere.