Prova magistrale, ampiamente superata, quella di Roberta Castelli, col secondo romanzo noir ambientato tra le coste etnee dove la fiction si interseca con un fatto di cronaca mai risolto che rasenta la prospettiva dell’assurdo. “Indagine sotto il vulcano. La nuova inchiesta di Mariolina e Manfredi” (Fratelli Frilli, pp. 208, € 16,90) è ambientato nel capoluogo etneo e su quanto si adatta la città di Catania al noir, l’autrice, trapiantata in Toscana, lo motiva asserendo che «Si adatta benissimo, come tutte le città. Questo genere permette a chi scrive di delineare luci e ombre, donando ai lettori una panoramica in grado di evidenziare infinite sfumature, comprese quelle dell’animo umano. Il noir, in fondo, nasce per raccontare gli aspetti più crudi della nostra società, sarebbe illogico nasconderli.»

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Tra le pieghe della narrazione fantasiosa, un riferimento a un fatto di cronaca avvenuto nel 2016 ad Aci Trezza: la scomparsa di due pescatori, Enzo e Fabio, usciti per mare e svaniti nel nulla. L’idea seminale di questo nuovo romanzo nasce da questo doloroso fatto di cronaca? «Sì! Il pensiero che due giovani pescatori siano usciti in mare, dissolvendosi poi nel nulla, mi trasmette una sensazione di malessere e irrealtà. Gli incidenti capitano, certo, ma in questo caso sembra proprio che qualcuno abbia agitato in aria una bacchetta magica, facendoli sparire in un’altra dimensione. Il mare non ha restituito niente, né i loro corpi, né un qualsiasi resto dell’imbarcazione o dell’attrezzatura che si trovava a bordo. Non è stato lanciato alcun SOS e le ricerche furono sommarie. Non esiste nemmeno un’indagine degna di questo nome, come se il fatto accaduto a Fabio ed Enzo fosse normale. Alla luce di quanto appena esposto, mi è sembrato doveroso parlare di questa storia, soprattutto per supportare la famiglia di Fabio che, ancora oggi, con un filo di speranza incapace di spezzarsi, chiede solo la verità. Ammiro tantissimo la compostezza e la forza d’animo che continuano a dimostrare.» Nonostante nel romanzo dubbi e perché vengono svelati, la realtà di Fabio ed Enzo, con le loro famiglie in prima linea, non hanno ancora avuto delle risposte… «Purtroppo, no. A parte il supporto costante di Orazio Vasta, sindacalista dell’USB di Catania, oserei dire che sono stati abbandonati subito, lasciati da soli a navigare in un mare tormentato e senza orizzonte. La mamma di Fabio è morta portandosi questo inimmaginabile dolore nella tomba; le sorelle e il fratello (che conosco e abbraccio forte), invece, aspettano ancora che qualcuno dia il giusto peso alla loro tragedia.» Quanto è importante l’amore per i suoi personaggi? «L’amore è importante sempre, nella vita di ognuno di noi; non potrei escluderlo dai miei romanzi. Un nonno che tiene per mano la nipotina; una mamma che osserva il suo pancione mentre cresce; un giovane che aiuta un anziano ad attraversare la strada; un padre che piange di commozione sentendo il primo vagito del figlio; siamo circondati da amore. Il problema di questa società è che la cattiveria fa più rumore e sembra sovrastare tutto, ma se guardiamo il mondo con un occhio più attento possiamo notare che c’è ancora speranza per un futuro migliore.» Il rapporto tra Mariolina e Manfredi si muove in equilibrio tra amicizia e amore. Dobbiamo attenderci sviluppi? «Ci saranno molti sviluppi, certo, ma non so dirvi quali, dipende da Mariolina e Manfredi. Saranno loro a prendermi per mano, mostrandomi che cosa succederà. Sono qui ad aspettarli.»