Da La Sicilia del 3 febbraio 2023
Tutte le Viviana che affrontano le fasi della vita
Esce il 10 febbraio e noi abbiamo, in anteprima, pubblicato la recensione su La Sicilia
La nuova opera di Viviana Viviani, “La bambina impazzita” (Arkadia, pp. 132, € 16,00) è manifestazione di purezza poetica che si pone innanzi a se stessa: sovvertito il lungimirare, si trae conclusione asciutta, disidratata e chiara. Le risoluzioni, in quel capovolgimento dell’intuito esposto, partoriscono più d’una Viviana che, dialoga con la carta e con l’ispirazione. Maestosa, come l’urlo delle truppe texane, “Ricordatevi di Alamo”, alla sconfitta inflitta alle milizie di Santa Anna, l’autrice pone significanti multipli al gergo “locuzionistico”, sbaragliando oltre la conoscenza del vissuto. Coraggiosa nell’affrontare, in cinque sezioni, dalla nascita alla morte, intervallate da adolescenza, maturità e vecchiaia la Viviani gesticola con lo sguardo della parola scorporata che diventa una estensione di legamento tra i vari componimenti eccellentemente e volutamente relegati al primo, bene e assoluto, ruolo di poemi. È in quel nascere e morire, unici due momenti reali (Sgalambro docet!) che la bambina è salva per (dis)impazzire nello sviluppo. È anche metafora: l’esperienza morale all’ente non va redenta, né altro si ricerchi oltre l’equilibrio: sta fra gli antipodi, ecco perché affermiamo le ‘più d’una Viviana’: una riflessa nell’altra e in questa si contorce, capovolge, disuguaglia la visione classica che abbiamo quando siamo innanzi a una vetrata in d’un treno o bus.
C’è forza, violenza, ma non stupidamente intesa: l’ordine della ragione è matrice etimologica del termine: “Vis” è forza, dunque energia, che non sarà mai positiva, perché nulla fu negativo, semmai l’uso che se ne fa, della forza energetica, è veicolato nel plus o nel minus, con buona pace di pazzie che assolutizzano: mi guardo, mi rovescio, mi rifletto, mi risolvo. Opera inaspettata, unica e monumentale!