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SMF per La Sicilia – Scorre sangue all’ombra dell’Etna – Intervista a Roberta Castelli

12 Luglio 2023 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, ESCLUSIVA!, Interviste, Novità editoriali
SMF per La Sicilia – Scorre sangue all’ombra dell’Etna – Intervista a Roberta Castelli

Da La Sicilia del 12 luglio 2023

Scorre sangue all’ombra dell’Etna

Il giallo. Roberta Castelli ambienta il suo ultimo libro “Il delitto della via Etnea” nella sua terra natia, ispirandosi a due persone realmente esistite. «Chi lascia morire Catania pecca tragicamente»

Ogni capitolo del nuovo romanzo di Roberta Castelli, “Il delitto di via Etnea” (Frilli, pp. 208, € 16,90), si apre con delle citazioni del grande Carlos Ruiz Zafón; in merito, l’etnea trapiantata in Toscana spiega che le ha inserite perché è il suo autore preferito e ama quel suo modo crudo di raccontare storie, tracciandone il risvolto quasi ironico. Da Zafón, la Castelli è letterariamente folgorata ma ciò non significa che lo emuli, tant’è che, dopo anni di scrittura e pubblicazioni con un mood particolare e unico nel genere del giallo, si è imposta all’attenzione del colosso del giallo/noir italiano. Non ha temuto nulla nel raccontare la sua amata Catania che regredisce da troppo tempo in maniera costante e immutabile: «Stavolta, rispetto ai romanzi precedenti, non ho avuto necessità di ironizzare: la situazione a Catania è in calo costante e l’apice della drammaticità sembra non fermarsi. Molte le contraddizioni che ci obbligano a usare la rassegnata frase: meglio ridere che piangere. Ma ci siamo noi siciliani, che affrontiamo con determinazione anche il peso più grande, sperando che Catania torni a brillare». Dunque, la bravissima autrice ha inventato una storia con basici non da poco, che hanno riportato alla crudissima realtà etnea.

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Quanto ai personaggi invece, ha tratto ispirazione da qualcuno? «Sono pura invenzione ma non nego d’aver preso spunto da due persone che hanno attraversato davvero la mia vita. Manfredi e il suo dono, che non stiamo qui a dire… lo possedeva una persona che conoscevo. Si tratta di fenomeni inspiegabili, misteriosi, che hanno dell’indefinibile e che spingono a chiedersi se esiste qualcosa oltre la vita. Forse non avremo mai una risposta… forse». E su Mariolina? «Mi sono ispirata a una donna che vedevo spesso in via Etnea quando vivevo ancora a Catania: la chiamavano “la pazza”a causa del suo comportamento irrazionale dopo l’abbandono del promesso sposo sull’altare. Mi sono chiesta quanto sia insopportabile e crudele la vita, per ridurre così una persona. Chissà dov’è oggi quella donna…» Saprebbe motivare il suo approdo in un editore di tale levatura nel genere, se non il più noto? «Credo sia il risultato di anni di lavoro e di tenacia. La strada è sempre in salita ma, quando si crede fortemente in qualcosa, le soddisfazioni arrivano. Inoltre, il legame che mi unisce alla mia terra traspare e ringrazio di cuore Carlo Frilli per avere apprezzato, scommettendo su di me». Non le viene invece voglia di dimenticarla, Catania? «Assolutamente no: io desidero il meglio per la mia città, anche se non sembra arrivare. Chi lascia morire Catania, e la Sicilia tutta, pecca tragicamente». Con quali risultati? «Aumentando la migrazione da questa isola, per esempio, che tanto potrebbe dare, ma che è annichilita da malcostumi ormai radicati. Stiamo disperdendo generazioni intere, che avrebbero potuto apportare un contributo essenziale, ma lo faranno altrove». Manfredi, Mariolina, Momar: la vita ha tolto qualcosa a loro e il ritorno restitutivo è l’abbandonare ognuno qualcosa della propria vita: Manfredi, le forze dell’ordine, ma non perde l’intuito tipico di chi per strada sa di dover agire; Mariolina non vuole più legami… Momar? «Momar, migrante che vende cd in via Etnea, perde la dignità, travolto dalla disillusione che accompagna spesso la realtà, e perderà anche la vita.» Chi lo ha ucciso? «Voglio bene ai miei lettori e non gli farei mai un torto così grande, anticipando il finale. Quindi, buona lettura!»

 

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