Da La Sicilia del 29 dicembre 2022
“La malagrazia”, racconti in forma di ballate “disturbanti”
Ne “La Malagrazia. Ballata (delle) disturbanti” (A&B, pp. 130, € 14), della giornalista, autrice e poetessa palermitana Margherita Ingoglia, il ‘gioco’ dell’ossimoro lo troviamo tra le righe, mai palesato. Le ballate, lunghissimi racconti in rima mai centrata; poesie; haiku. Tutte legate al mondo femminile, ma senza suppliche e smielature da femminismo oltranzista e fastidioso. È persona gentile e amorevole, anche nella parola scritta, la scrittrice palermitana, che allo scorso “Più Libri Più Liberi”, ha ‘sbancato’ emotivamente l’interesse di lettori e di critica: “Amo gli addii alle stazioni/le strette di mani ai funerali/gli appunti scritti in fretta sulla pelle e poi sbiaditi”. Gotica, forte e dolorosa, fino a diventare anche parsimonia dell’intento dell’esistente. Balla a sfinimento la sua penna e mascherata chiede supporto. Forse è un’impressione, forse è colta così e non lo sarà mai, di fatto però schietta, crudissima e senza nascondimenti ulteriori, fino a toglierla la maschera, fino all’origine dell’eccesso dell’inutilità dell’atto umano. Lo fa prendendosi gioco di chi eccede verso l’altro: restituisce dunque. Troppe volte l’inflazione del femmineo raccoglie estensioni demagogiche: lo dice, senza timori.
È coraggiosa e a sua volta teme il peggio: come? Con quello sberleffo verso il supplicato necessario invito a smetterla. Lo chiede a chi abusa di termini, malesseri e oltraggi che invertono la rotta sulle danze orate, che sono parole come plus psicologici che determinano, ma che non saranno mai determinanti, ma che da questi, pasolinianamente, giungerebbero possibili soluzioni: “L’esistenza mi segue/ed io mi lascio seguire/come una traccia”. Devastante con se stessa, implicata al sorgere di un nuovo giorno, che non sarà mai una rinascita: è lì, così la si vive!