“Il tornello dei dileggi” – Arkadia editore
Il tuo romanzo: vivere è insopportabile e noioso se non per pensarlo dove il vissuto è un pretesto per delirare: Quelli che accade non è l’accadibile a cui si consegnano i sogni, i turbamenti, le ombre. Una lettura. Ce ne sono altre. Comunque, eccessivamente autobiografica. Solo che per te l’eccesso autobiografico non è mai… eccessivo.
L’antagonista della vita non è la morte, ma il disviversi che è un insulto di presenza alla vita. Sognare o delirare valgono più del lancio di frecce del prendere le armi contro (Sheakspeare). I luoghi sono mondiali se l’anima è mondiale e non quella del vegetale che è sexy solo se è d.o.c.: il pomodoro di Pachino, il pistacchio di Bronte.
Sono davanti al mare di Aci Castello che non mi è diverso rispetto a quello di Hasting o di Honfleur. E così si scatenano i miei interrogativi. Infine, l’identità non si scopre, ma si copre fino alla fine di cui nessuno sa dire nulla,