Da Paesi Etnei Oggi Maggio 2019 n. 271
Katya Maugeri, Liberaci dai nostri mali, Villaggio Maori Edizioni, pagg. 112, prezzo, € 14,00.
Il rispetto per Caino, a tutti i costi, ricordandosi però che Caino non è sempre chi si lascia alle spalle delle sbarre grigie, ma tante volte è il magistrato di turno che annichilisce la dignità e la vita di un uomo, attendendo magari che vi scappi il morto, come si suol dire. Oltre Caino, il perseverare. Troppo volte accaduto in Italia. Di tutto ciò Katya Maugerinon racconta, ma va ben oltre le aspettative, i sogni, i ricordi di queste persone, figli della marginalità, abbandonati alla speranza di un recupero di reinserimento che troppe volte promesso, non viene mantenuto a causa del male maggiore che coinvolge l’uomo: il pregiudizio.
In questo bel volume, che si apre con la prefazione di Claudio Fava, dal titolo Liberaci dai nostri mali, nell’intervistare sette detenuti, Katya Maugeri, pubblicata per Villaggio Maori Edizioni, ha raccontato in parole e immagini, curate dal bravissimo Alessandro Grattadauria, il pre e il post di chi prende “residenza” presso un carcere e per volontà arriva alla resilienza, non piegandosi, nonostante il “fine pena mai” sia ben saldo.
L’autrice accoglie, ascolta, assorbe, non giudica, è lì, in quel dettame spiritualista per lavare il dolore delle parole e dei pensieri dei detenuti. Durante l’ora d’aria diventa il fortificare dentro sé tutte le vite incontrare e tutti i momenti. Poi ruggisce a colpi di sciabola d’inchiostro regalandoci i racconti e mettendoci davanti a un bivio: se capitasse a noi, colpevoli o innocenti di finire dietro le sbarre e sapere di non uscire più, saremmo così forti e arditi a giudicare?
Con la sua scrittura lineare, mai monotematica, incentra una musicalità che è lo spaccato di realtà a tratti dure e restie ma sempre meravigliose che indicano l’intenzione di chi vuole contribuire alla salvezza delle anime: a non impazzire e per sollecitarvi a percorrerla questa strada, faremo riferimento a L’uomo usignolo, che un po’ agitato esordirà così:«Siamo sofferenti di galera noi, imprigionati non solo dai nostri errori ma dai pregiudizi della società».