Paesi Etnei Oggi n. 266 Novembre 2018.
Articoli di Salvatore Massimo Fazio:
Intervista a Carmelo Zaffora
Recensione al libro di Fabio Cerra e Fulvia Toscano “Il vulcano che pensa”
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Nel numero 266 di Novembre 2018 del mensile Paesi Etnei Oggi, per la rubrica annessa al blog, ho avuto il piacere e l’onore di intervistare Carmelo Zaffora. Il noto studioso ebraista, ci ha anticipato uno scoop, a dir il vero, durante un viaggio di 3 settimane fa lo seppi. Il suo (unico al mondo) romanzo sul filosofo Abulafia, va in seconda edizione con la nuova casa editrice Carthago (siciliana anch’essa) e le illustrazioni di… vi rimando all’intervista qui di seguito.
A cura di Salvatore Massimo Fazio
“Le confessioni di Abulafia” pubblicato per i tipi Vertigo edizioni, Roma, di Carmelo Zaffora giunge alla seconda edizione. È il primo romanzo sulla vita del filosofo ebraico. È scritto da un siciliano.Il libro narra la vita di Abulafia, al secolo Avraham Ben S’ hemuel Abulafia. Di origine e cultura ebraica, nacque in Spagna e fu profeta e profetico, ma subì anche diverse vessazioni.
Cliccando sulla cover si aprirà la video recensione al libro, con la copertina della prima edizione di
Carmelo Zaffora fatta un anno fa.
Il primo romanzo su un filosofo ebreo, che affronta le verità storiche di un personaggio realmente esistito, Abulafia. Un lavoro straordinario il tuo, il primo su scala mondiale creato sulla scia di narrativa. Perché questa volontà di svelare la bellezza di fondo dell’ebraismo?
L’ebraismo si caratterizza per la conservazione della memoria tenacemente e costantemente contro l’oblio delle cose e degli uomini. Abulafia visse tra il 1240 e il 1291, scrisse tanti libri di cui molti ormai perduti sebbene all’interno di una ristretta corrente del pensiero ebraico e cabbalistico il suo pensiero, insieme al suo metodo e alle sue illuminazioni, sia riuscito a sopravvivere. Certamente per pochi e caparbi studiosi. I più non lo conoscono, ignorano la sua opera straordinaria, il suo attaccamento al bene e alla tradizione gnostica, il suo sforzo nel portare un metodo di riflessione spirituale che non ha pari, insieme al suo coraggio di rischiare, anche a costo della vita, pur di difendere la libertà del suo pensiero. Non è un caso che sia stato condannato al rogo da papa Nicolò III Orsini e che il Rashba di Barcellona lo abbia allontanato da tutte le comunità ebraiche, proprio come accadde a Baruch Spinoza alcuni secoli dopo. Personalmente ho impiegato molti anni di ricerca, pazienza e dedizione nella realizzazione di questo libro che, già nella prima edizione, è stato acquisito dalle biblioteche di prestigiose università nel mondo come Harvard, Toronto, Berlino, Monaco, Gerusalemme, Philadelphia, Yale, Francoforte, Cincinnati, Zurigo, New York, Waltham.In questa seconda edizione, tra l’altro, un’artista di New York, Shoshannah Brombacher, ha autorizzato l’inserzione di alcuni suoi lavori pittorici, dedicati ad Abulafia nel suo ultimo libro Seven Path of Torah seen through the eye of an artist che rappresentano la presenza del mistico in Sicilia con i suoi allievi. Lavori ispirati dalla lettura del mio libro. Questa collaborazione è veramente fantastica.
Alla prima mondiale, che hai tenuto a Catania presso il Castello Ursino e non nella tua Palermo, hai dato tenuto una vera e propria lectio magistralis: Ci sono nel castello, impronte dell’ebraismo “catanese”. Come vive oggi l’ebreo in una città fortemente ostile alle etnie e alle religioni, quale Catania?
A Catania, dopo l’Editto di Granada del 1492 che decretava l’espulsione dalla Sicilia per opera dei regnanti cattolici spagnoli, l’espulsione degli ebrei siciliani, non esiste nessuna comunità ebraica. Oggi l’ebraismo, derivante dai ” conversos “sopravvive nell’onomastica siciliana, come nei cognomi tipo Salvo, Vitale, Rabbeni, Anania, Salomone, Maimone, Pace, Rubino, Proto, Meli, Piazza, Sabatino, Faraci, Azzarelli, Scibilia, etc. Vi sono stati negli anni recenti dei tentativi di ricomposizione di alcuni gruppi a cura di Rav Di Mauro a Siracusa, e Rav Punturello a Palermo, ma ancora in via di organizzazione. Tuttavia, l’anno scorso il giornale The Economistha citato, in suo articolo del 12.02.2017, il sottoscritto, per l’opera di recupero di questa grande e perduta tradizione nella nostra isola, soprattutto dal punto di vista culturale. Tenuto conto che, fino al 1492, esistevano in Sicilia ben 52 giudecche e, quindi, 52 operose comunità presenti in tutta la regione.
Le confessioni di Abulafia è meritevole di questa seconda edizione e non ristampa, che è diverso. Un successo annunciato. Perché fu osteggiato? Perché lo vessarono? Fin dei conti vi è vicinanza con Gesù e siamo proprio un attimo fuori dal medioevo, in fase transitoria con l’età moderna: fin dai tempi e a tutt’oggi sembra che l’ebreo debba subire il “razzismo” del più potente,quando potere non c’è: perché?
Abulafia fu osteggiato perché sostanzialmente é stato un eversivo. Sia nel senso dell’ortodossia ebraica, sia dal punto di vista cattolico. In pratica egli infranse, con la sua dottrina, il pensiero tradizionale ebraico, nel senso che utilizzò per dare sostegno alle sue ricerche la filosofia aristotelica e neoplatonica, insieme ad un sincretismo di derivazione sufica invisa ai vari collegi rabbinici, in più egli stesso si proclamò Messia essendo convinto che con le sue scoperte i tempi erano maturi per annunciarne la venuta. Cosa, quest’ultima, insieme ai suoi metodi cabbalistici, non proprio digeriti dall’ortodossia esistente. Dal punto di vista cattolico egli, convinto di essere pervenuto a conoscenze assolute, come la conoscenza del Nome divino,tramite la cabbala, cercò di rendere partecipe la massima autorità della cristianità il papa che, credendolo un blasfemo, lo condannò al rogo. Abulafia fu un visionario, troppo avanti per essere compreso nei tempi della sua esistenza terrena, per questo venne osteggiato e vilipeso, come se una ” damnatio memoriae ” lo accompagnasse. Non ci fu razzismo nei suoi confronti, bensì reazione di paura verso il suo pensiero.
Cosa accade e cosa ha tramandato la questione ebraica?
La tradizione ebraica ha tramandato moltissimo. Intanto il senso di appartenenza e la memoria millenaria di un piccolo popolo che ha fondato il monoteismo. Dopo il lavoro nel conservare un sapere straordinariamente meraviglioso da consegnare a tutta l’umanità, come è appunto la Torah, la Bibbia mutuata dal cristianesimo, in particolare il Pentateuco. E, non ultimo, la grande capacità speculativa posseduta dall’ebraismo, capace di innovare e rivoluzionare le moltitudini, come hanno dimostrato Marx, Freud, Einstein e tanti altri ancora. Possiamo dire che fino a quando esisterà il mondo, esisterà Israele con il suo popolo.
Abulafia un missionario della bontà, un conoscitore, un “illuminista” 550 anni prima. Carmelo Zaffora, un filantropo a supporto del sofferente: c’èsimilitudine e volontà di somigliarsi frattanto che hai steso il romanzo?
Quando si scrive un romanzo con un unico protagonista è inevitabile identificarsi con lui. E’ come se un gioco di specchi, in maniera circolare, uscisse dallo scrittore per entrare nel protagonista e viceversa, fino a quando non si abbia la sensazione di essere quasi la stessa persona. Personalmente amo la riflessione, l’aspetto spirituale, la filosofia, il ragionamento e l’intuizione, tutte componenti che arricchiscono l’anima e la rendono luminosa, degna di avvicinarsi all’unico creatore dell’universo.
Ti sono capitati pazienti con una forte connotazione ebraica?
Certamente. Tanti anni fa ho seguito una signora in psicoterapia per problematicheconflittuali con la famiglia. Quando il percorso terapeutico si concluse, fortunatamente bene, la paziente venne a trovarmi per un’ultima volta portandomi un libro. Disse – io ho difficoltà a leggerlo. Sicuramente lei ne farà un buon uso: era una delle prime traduzioni in italiano del Talmud.
È vero che l’ebraismo implica una fratellanza che mai ti porterà a crollare e spiritualmente e tangibilmente?
Senza dubbio. Il concetto di appartenenza ad un unico popolo, con la stessa lingua, lo stesso Dio, gli stessi precetti, lo stesso stato geografico, lo stesso patto verso Gerusalemme, come recita il Salmo 137:-7 che recita, se mi dimentico di te Gerusalemme, possa la mia destra perdere ogni forza, implica un senso di unità estremamente coesa, anche all’interno di diatribe dialettiche in costante evoluzione. In breve, tutto ciò, consente di avere una forza spirituale solida e duratura.
Certamente a nostro dire è il libro più noto che tu abbia scritto, quello che troviamo più interessante. Ci racconti in breve degli altri?
Gli altri libri che ho scritto, tra i più recenti sono Golem Siciliano, un romanzo comparso nel 2006 in cui ho affrontato il tema della cacciata ebraica dalla Sicilia e il mito cabbalistico della creazione. Dopo ho pubblicato Theophanie, nel 2016, una raccolta di dieci racconti in cui ho cercato di affrontare la manifestazione del divino all’interno di una koiné mediterranea, partendo da Platone fino a Von Platen, cercando il filo comune che lega una lunghissima cultura di pensiero. Il più recente invece, del 2017, è L’Errando Verso, una silloge poetica di scritti raccolti durante trent’anni di vagabondare per il mondo, dal Guatemala, a Jaipur, da San Pietroburgo, a New Orleans, da Atene a Lisbona e così via.