Ecco che questa fantasia chiamata amore, diventa quasi un oracolo da capire, interpretare e, consigliabile, mai vivere. Nelle strade del pensare ci si inventa passioni e futuri. Fermi e raggelati si rimane inetti innanzi alla impossibilità di declinare l’invito ad amare. Bisognerebbe cacciarsi in guai ben più maggiori per capire i benefici che l’idea di amore consegna. E invece no. Già il suono tempestoso di un orifizio squillante rende onore alla sconfitta di tutte le prove. Caldissime intromissioni nella materia propria, consegnano alla mente l’illusione di un meritevole viaggio verso il dove. In ogni quando, in ogni dove, in ogni è, sistematicamente salva l’essere dal suo medesimo invito a procreare quando non è all’altezza. Dio, resuscitato in tre giorni, rilancia, consegnando al tavolo il carico da undici come nella più romantica briscola dell’illusione che le coppie, le triadi o tetrarchiche unioni, la gioia più significante: la sterilità o l’abominio della malattia.
Salvatore Massimo Fazio