Giocando con raffinate orchestrazioni che all’udito non fanno mai male, specie quando si vive in tempi in cui lo strazio del rumore impera e vince su tutto, SalvoEmme che scopriamo casualmente negli storeweb di musica, dove l’immondizia avanza, ci stupisce. Il ragazzo (??? insomma… 30 e più li ha superati), non ha avuto nessuna premura a lanciarsi, nonostante le proprie esperienze, un pò come tutti le ha maturare sin da giovane. Questa è la strategia che a nostro parere, non lo brucerà. Dal 3 ottobre su canali-musicstore, (se così possiamo chiamarli al fine di rendere più chiaro il “luogo” dove vi invitiamo ad andare), telematici quali iTunes, Spotfy, GooglePlay, Shazam e anche sul colosso amazon, è presente il ritornello di Niente è mai per sempre (cliccate pure sul titolo,oltre ad ascoltarlo vedrete un video bene curato) che non finisce nell’orecchibilità, ma prosegue, attraverso un lavoro di ricerca, anche nella poetica che sviluppa. Salvo Emme, è un poeta. Lo si può affermare. Abbiamo contattato subito il nostro assistito Salvatore Massimo Fazio, che la musica non la ama molto, nonostante ci invita sovente a passargli quelle che secondo noi sono buone melodie, ecco lui vuole essere informato. SalvoEmme lo ha impressionato, tanto da mettersi alla ricerca del talento milanese (d’adozione), che in diversi sui brani pone interrogativi esistenzialisti sulla materia delle interazioni e delle relazioni, gradevoli e comprensibili. Non sappiamo ne sapremo mai cosa si sono detti, ma abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo, ed è stato piacevolissimo scoprire, uno studioso di suoni, estetica e parole.
Martedì 12 aprile 2016 presso i saloni del Kiwanis Centro di Catania in C.so Italia 45, Salvatore Massimo Fazio, assieme agli avvocati Giuseppe Lipera, Enzo Vitale e al giornalista Mario Barresi, ha dibattuto sul delicato argomento degli errori giudiziari, che hanno distrutto diverse vite. Dai casi più famosi di persone note come Enzo Tortora, sino alle persone “comuni”, divenute note per gli errori “o per il piacere di tralasciare le vicende come polvere negli angoli di una stanza non vista da un cieco.