Svevo, maestro di pittura tormentato dal proprio vissuto
L’ultimo romanzo dello scrittore/editore Alessio Rega, non si arresta per interesse e giudizi positivi della critica. Con “La tela di Svevo” (Les Flâneurs Edizioni, pp. 148 , € 15), intensità e raffinatezza miscelate alla memoria che ridonda come macigno, all’arte, al non mandarle a dire (l’antipatia per la classe politica del protagonista, nonostante per loro lavori su commissione), e alla costante trasformazione emotiva, sono i punti cardini di questo intensissimo elaborato improntato su Svevo, maestro di pittura tormentato dal proprio vissuto, che improvvisamente a una rappresentazione con esposizione delle sue opere, incrocia lo
sguardo di una sua ex modella: l’arpista Anna.
Da questo incontro un turbinio di emozioni rilancia la creatività in materia di sentimento e di arte del maestro. I due iniziano a frequentarsi nonostante i 50 anni di differenza e dove spinge la passione, si eleva la volontà di ritrovare il proprio figlio. La relazione con Anna è il catalizzatore riconsiderante il significato dell’arte, dell’amore e della solitudine. L’incontro fra i due rende onore al paradosso: due nature opposte ma complementari. Lui, tormentato e chiuso, trova in lei una guida verso una fragile apertura. Il romanzo, si può affermare a pieno titolo, è un capolavoro di formazione (Finalmente, un serio romanzo di formazione!) che evoca attraverso l’amore anche l’arte. Rega nelle sue articolate descrizioni, rilancia il messaggio della comunicazione: con la pittura le emozioni possono riversarsi in narrazione come pennellate che rifioriscono l’anima più addolorata di un qualunque essere umano. Ecco che “La tela di Svevo” lascia il segno, guarendo cicatrici, per aprirne altre sull’introspezione di un uomo che aveva rimosso ambizioni filiali risorte grazie a un incontro casuale.