Da La Sicilia del 4 giugno 2024
Quella “Notte isterica a Torino”
L’anteprima. Il ritorno alla narrativa colta e d’indagine di Massimo Anania che debutta nel mondo della scrittura con lo pseudonimo di Miran Bax
«Non giudicare e se proprio devi farlo accertati dei fatti.» È questo il messaggio del ritorno alla narrativa colta e d’indagine, di Massimo Anania che per la prima volta debutta con lo pseudonimo di Miran Bax. Esce il 7 giugno “Notte isterica” (Morellini), dove l’intellettuale e studioso piemontese narra uno dei fatti di cronaca più folli avvenuto a Torino. Gli abbiamo chiesto il perché di un nome noto della scrittura come il suo, sceglie lo pseudonimo: «Facendo ricerche sul mio albero genealogico, ho scoperto che ogni volta che i miei avi hanno avuto la possibilità di realizzare un sogno è successo qualcosa che glielo ha impedito. Per me è stato più o meno così: dopo la pubblicazione del mio secondo romanzo, l’uscita del terzo sembrava una formalità e invece per una serie di vicissitudini sono andate in fumo due pubblicazioni. Allora ho deciso di utilizzare uno pseudonimo e vedere cosa succedeva.»
E il titolo? «L’isteria è un atto di eccitazione incontrollata e quello che è successo la notte del 10 dicembre 2011 è proprio questo. Un’escalation di azioni violente di decine di persone che si accaniscono contro baracche e roulottes dei nomadi senza sapere perché lo fanno e senza fermarsi fino a quando tutto è andato a fuoco. All’epoca dei fatti rimasi colpito dalla violenza con cui i cittadini gridarono alla vendetta in seguito alla denuncia di stupro da parte di una ragazzina di sedici anni. Nessuno conosceva la realtà dei fatti ma quella che doveva essere una fiaccolata di solidarietà si trasformò in un attacco incendiario e i manifestanti arrivarono persino ad impedire ai vigili del fuoco di intervenire. Torino in quegli anni era la capitale dell’accoglienza, un esempio da seguire e questo fatto dimostrò che in realtà lo scontento era piuttosto diffuso. Nel 2020 mi sono ritrovato davanti un articolo che parlava di questa storia e mi sono convinto che fosse necessario raccontarla. Adesso che i miei figli stanno crescendo ho anche pensato che spesso imponiamo ai nostri ragazzi scelte che in realtà sono le nostre, e che invece di ascoltarli e aiutarli a trovare la loro via gli mettiamo davanti ostacoli che non dovrebbero avere. Il messaggio dunque? «Racconto di amore, di violenza sulle donne e di razzismo: ho cercato di descrivere la società moderna partendo dal basso.» Il suo è un romanzo corale in cui si alternano i racconti di quattro personaggi: chi sono? «Sono personaggi inventati. Non ho mai pensato di andare a cercare le persone coinvolte nell’evento e di fare interviste agli abitanti della zona. Ho sentito la necessità di raccontare questa storia ma volevo scrivere un romanzo e non un documentario. Sono partito dall’idea di raccontare lo stesso episodio da punti di vista differente. Il primo personaggio che mi è venuto in mente è Debora, ragazza da poco maggiorenne che assiste all’incendio dalla finestra di casa, rimanendone colpita. Poi Mara: adolescente innamorata che racconta il suo amore per Giuseppe e la tanto agognata “prima volta”. Poi ho pensato a suo fratello Giacomo che insieme agli amici organizza l’attacco incendiario per vendicare lo stupro che Mara ha denunciato. Inizialmente i personaggi erano tre, poi mi sono reso conto che mancava qualcosa e parlando con un amico mi è venuta l’idea di un quarto personaggio che mi permettesse di descrivere meglio la periferia di una grande città. Quest’ultimo personaggio ho voluto che fosse Albanese perché questo mi avrebbe aiutato a parlare in maniera più ampia di razzismo.»