Da La Sicilia del 14 maggio 2024
In equilibrio ai margini del nulla
Il saggio. Cateno Tempio, docente che induce a praticare la speculazione filosofica onora nel pamphlet tutti i pensatori liberi. Ed esalta l’individualismo visto da sinistra
Sono rari i coraggiosi a scrivere qualcosa che sia nuovo. Nuovissimo, tanto da riprendere alcuni mostri sacri della filosofia, forse nemmeno lo sanno eppure è così. Questo è capitato leggendo “Sulle sponde del nulla” (pp.127 € 11,00), di Cateno Tempio, pubblicato per la bella realtà di Ortica Editrice. L’autore non si dispera né le manda a dire. Non si preoccupa di affondare il pessimo della docenza accademica o addirittura di ammonire Pascal o Schopenhauer, se non annientarli in paragoni con il malinconico quanto masochista Leopardi. Conosciamo Tempio, anche nella cultura contemporanea della comunicazione social: un compagno di quelli anni ’70, col baffetto e la kefiah, pronto a dialogare con chiunque, certi della sua lontananza di miscellanee conservatrici e del suo costante hashtag “un altro luogo dove ubriacarsi”. E di questa ubriacatura ci onora e scuote, fino a farci comprendere che margini di conservatorismo superficiale potrebbero necessitare per rilanciare un progressismo che giova al mondo: ci dice di Kierkegaard e Nietzsche prima che quest’ultimo in terra sabauda impazzisse, ma è impazzito? In Piemonte impazziscono tutti di meraviglia o di adattamento: se non tiri di coca non sarai mai adeguato al contesto del piemontese falso e cortese. Spietatezza contro attori e registi tanto da affermare che avrebbe potuto far a meno di presentarsi in teatro a vedere una rappresentazione a favore di leggere qualcosa, perché se ne fotte dell’apparire dell’artista. Ci commuove Tempio in questo pamphlet e onora tutti i pensatori liberi che a tratti riflettono sulle gogne, a tratti sullo scambio epistolare anche in epoche distanti di personaggi che hanno fatto la storia dello stupidario scolastico.
È tutto uno stare in equilibro ai margini (le sponde) del nulla. Eppure c’è chi prima di Tempio aveva lanciato con certa forza certa antisocializzazione culturale: in Cioran scopriamo l’ambivalenza del pensiero che sua volgarità la psichiatria ne consegna una risposta: lo psichiatra è sempre pronto a dare una giustificazione a tutto, parla di umiltà, parta di valutazione di test e poi proietta la sua follia ai colleghi che medici non lo sono, però ti trovi torvo e austero a sentire quattro smielatori figli della società arricchitasi, con un titolo di specializzazione in psicoterapia che altro non sanno fare che elargire perle di droga legalizzata (i farmaci). Questo per rendere onore alla contemporaneità dell’ a- pensiero di tempio. Docente, che induce a praticare per bene la speculazione filosofica e che, a parer nostro erra soltanto su un must psicologico-archetipico-filosofico: Tempio annienta Jung eppure quest’ultimo non ha bisogno di tornare in terra, perché le risposte gliele ha date da già da tempo. Per il resto, un libriccino comodo da portare ovunque che può salvarci la vita in ogni istante, senza piegarci a logiche politiche che furono né a novità parapolitiche: Tempio eccelle, sfonda e coraggiosamente esalta il Nulla, come Cioran lo fece sprofondare verso l’abisso, lui lo coccola senza mai dargli aiuto per farlo ergere, perché è palese alla vista, pronto a decifrare ogni vittoria e ogni fallimento. Testo più che da comodino: testo da adottare per resistere al passaggio ontologico sulla terra, dal vivo all’interlocutore, colui che se morto non é, dovrebbe esserlo. Esaltazione dell’individualismo visto da sinistra, quella vera, quella che diede un margine di speranza alla moltitudine di certa compagnia bella, dove il cameratismo non traditore fonda la sua virtù.