Da La Sicilia del 6 agosto 2023
Il ritorno di Tano, pecoraio tecnologico di stampo beckettiano
Beppe Liotta e Loredana Mazzone tornano con “Mio padre era figlio unico” (Corsiero, pp. 116, € 18), romanzo sequel di “Ho scritto Tano sulla sabbia”, che li proiettò all’attenzione nazionale. Tra l’esilarante e testardo narrano del pecoraio Tano, che dal suo approdo all’informatica passa, non volutamente, alla crisi esistenziale filosofica con le classiche domande sulla nostra provenienza seppur il tutto si rivela in un rovesciamento inaspettato: ciò che lo rese imprenditore informatico ricco e famoso, causa l’ignoranza che non ha ‘curato’, dopo aver rilasciato un’intervista tradotta in più Paesi, sprofonda in quello che quasi giornalmente assistiamo nella vita reale di tanti italiani: Tano non è proprietario di nulla, infatti un losco e misterioso figuro gli fa pervenire documentazione che i poderi ereditati non sono suoi. Siamo vicini all’assurdo di Beckett? Vivendo la nostra bellissima Italia, diremmo di no! Questo però è il momento che i due autori, più che nel primo libro, danno forza e intelligenza a Tano: perché ‘Cala delle pecore’ non dovrebbe essere sua? Luogo ereditato dal padre, ormai defunto? È da qui che, tra divertentissime discussioni, esilaranti raffigurazioni, Tano inizia la ricerca del nonno lo fa genealogicamente, ma qualcosa non torna, ma l’ardito protagonista un giorno durante una osservazione viene illuminato per giungere alla risoluzione del mistero, che riporta al titolo del romanzo. Non stiamo qui a dirvi cosa accade, ma certamente affermiamo che i due autori hanno motivo di essere felici del riscontro nazionale. Anche lo stile eccelle: degno risultato dei tanti corsi di scrittura seguiti di diverso genere, senza mai dimenticare il luogo d’ispirazione che più volte hanno dichiarato essere la spiaggia ragusana di Santa Maria del Focallo. Plauso!